Chitarrista
dell’orchestra Rai, Gianluca D’Alessio ha collaborato con artisti come Simone
Cristicchi, Michele Zarrillo e Claudio Baglioni (giusto per citarne qualcuno) e
Sunset Markets è il suo esordio da
solista. Ispirato alla vita londinese, dove il disco è stato concepito (con
tanto di distribuzione Burning Shed), è la sintesi del pensiero di un
professionista serio e preparato, che finalmente mette tutto il suo talento in
un’opera propria. Il risultato è di altissimo livello, con 35 minuti quasi
interamente strumentali dove troviamo come ospiti in alcuni brani anche il
bassista John Giblin (Paul McCartney, Phil Collins, Peter Gabriel, Simple
Minds) e il batterista Gavin Harrison (Porcupine Tree, King Crimson). Partenza
sparata con The crow, power trio
classico con D’Alessio davvero a proprio agio, mentre la già citata sezione
ritmica ha modo di esprimersi nella stupenda Song 6, in cui troviamo anche Massimo Idà alle tastiere. La title track,
di nuovo in trio, vede Fabio Fraschini sostituire Giblin ma il risultato è
comunque eccezionale, mentre Cactus rallenta
e si tinge di blues, mostrando le diverse possibilità di evoluzione della
musica di Gianluca. Con Tutankhamon il
chitarrista spinge di nuovo il piede sull’acceleratore, con tanto di solo di
basso fusion ad opera di Patrizio Sacco e un chorus dal sapore prog di grande
effetto. Veramente un brano magnifico. Roots
è forse l’episodio più particolare, una delicata ballata sospinta dagli arpeggi
di Gianluca e dalle percussioni soffuse di Daniele Leucci, ma è solo un
passaggio, perché già Rockfeller Plaza
sconfina in territori più marcatamente jazz rock, un ulteriore dimensione della
musica contenuta in questo debutto. Drawing
borders è l’unica traccia cantata (dal bravo Riccardo Rinaudo), un breve e
isolato passaggio che anticipa la conclusiva e progressiva Red knight, altro buonissimo momento che mostra la grazia, la
passione e la capacità di creare soluzioni strutturate ma sempre molto
comunicative e intrise di pathos. (Luigi Cattaneo)
Tutankhamon (Video)
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