venerdì 22 febbraio 2019

IL SEGNO DEL COMANDO, L'incanto dello zero (2018)


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L’incanto dello zero è l’atteso ritorno di Il Segno del Comando, gruppo oramai storico del prog italiano, attivo da metà anni ’90 sotto la guida di Diego Banchero, bassista e compositore anche di Il Ballo delle Castagne ed Egida Aurea, tutti progetti interessantissimi sospinti dalle varie inclinazioni musicali del ligure, qui sostenute da Riccardo Morello (voce), Roberto Lucanato (chitarra), Davide Bruzzi (chitarra e tastiere), Beppi Menozzi (tastiere) e Fernando Cherchi (batteria). Per questo nuovo lavoro l’ispirazione del concept è dovuta a Lo zero incantatore, libro di Cristian Raimondi, che finisce di fatto per sostituire Gustav Meyrink, autore alla base dei due precedenti dischi. Addentrandomi nella narrazione dell’opera non ho potuto non rimanere nuovamente colpito dalla grande coesione tra parte testuale e scelta dei suoni, caratteristica topoi del progetto che ho ritrovato sin da Il calice dell’oblio, dark song perfetta per evocare le atmosfere dell’oscuro racconto. Pur con i tributi ai vari Goblin, Balletto di Bronzo e Biglietto per l’inferno, quello che si nota dalle produzioni della band è la personalità spiccata, un trademark che permette di avere un sound proprio, riconoscibile, che è giusto possa fare scuola e, perché no, divenire esempio e punto di riferimento per chi si avvicina al genere. La grande quercia è uno strumentale che vede la partecipazione di Marina Larcher, che già abbiamo avuto modo di apprezzare proprio negli Egida Aurea e nel Ballo delle Castagne, Sulla via della veglia ci cala in pieno nelle gotiche atmosfere dello sceneggiato da cui trae il nome il gruppo, tanto è forte l’aurea cinematografica imposta, mentre Al cospetto dell’inatteso, con Maethelyiah alla voce e Paul Nash alla chitarra (dagli storici The Danse Society), è l’ennesimo esempio di perfetto dark progressivo. Lo scontro, scritta dal grande Luca Scherani (tastierista, tra gli altri, di La Coscienza di Zeno), è un bel break strumentale che anticipa la malinconica ballata Nel labirinto spirituale, spazzata via dalla forza heavy prog di Le 4 A, che fa coppia con l’ispirata Il mio nome è menzogna, tra i vertici dell’album. In Metamorfosi tornano pulsioni darkwave grazie a Maethelyiah e Nash, prima del finale per basso solo di Aseità, che chiude l’ennesimo centro targato Black Widow Records. (Luigi Cattaneo)
Il mio nome è menzogna (Video)
 

 

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