Mi ero personalmente
occupato del progetto Sterbus diversi anni fa, prima con Eva Anger e poi con Smash the
sun alight, due ep che lasciavano trasparire doti ancora da affinare e che
con il nuovo Real estate/Fake inverno
sembrano giunte a piena maturazione. Emanuele Sterbini (voce, chitarra, basso e
synth) non è più solo e fa coppia con la brava Dominique D’Avanzo (voce,
clarinetto e flauto), in un doppio album che ospita ben 26 musicisti, un
organico sontuoso che dona profondità a trame ispirate e piene di idee,
concepite anche per esaltare la figura di Bob Leith, batterista dei Cardiacs
presente in quasi tutta l’opera. Il nome tutelare è sempre quello d’altronde, i
Cardiacs e l’elaborazione del crossover in musica, dove le stratificazioni e i
tempi dispari del prog finiscono per esaltare brani melodiosi, tutti legati
alla forma canzone, come Home planet gone,
con il piano di Riccardo Piergiovanni che si sposa perfettamente con i flauti
magici della D’Avanzo e di Andrea Salvi o Trapeze,
in cui ai tasti bianchi e neri troviamo invece Noel Storey. Razor legs è un magnifico interplay tra
i fiati di Claudio Cavallaro (clarinetto) e Carlo Schneider (sax alto), mentre
l’organo, il piano e il mellotron di Piergiovanni in Stoner Kebab profumano tanto di progressive, seppure sempre
nell’ottica alternative di Sterbus. Leith è praticamente il terzo elemento
della band e presta la sua voce in Blackducks
on parade, contornato dai fiati stavolta ad appannaggio di Dominique
(clarinetto e flauto) e Sauro Berti (clarinetto basso), confermando la tendenza
ad unire fraseggi rock con delicati passaggi acustici. La contrapposizione di
elementi è la cifra stilista che sottolinea il modo di agire di Emanuele, nelle
atmosfere, nei suoni scelti, nel porre il duo all’interno di un affollato
panorama di strumentisti, che divengono il motore per sospingere le influenze
del romano (non solo i Cardiacs ma anche Zappa, gli XTC e i King Crimson) verso
soluzioni ardite ma pop nel senso nobile del termine. (Luigi Cattaneo)
Maybe Baby (Video)
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