sabato 23 febbraio 2019

RAINBOW BRIDGE, Lama (2018)


Tornano i Rainbow Bridge, trio di Barletta di cui avevamo già parlato in occasione del precedente Dirty Sunday, un ottimo album strumentale, molto hendrixiano e registrato in un’unita take, che avevo amato sin dal primo ascolto. Giuseppe JimiRay Piazzolla (chitarra e voce), Fabio Chiarazzo (basso) e Paolo Ormas (batteria), con il nuovo Lama inseriscono una parte cantata che non sposta molto le coordinate del gruppo, sempre impegnato a portare avanti con dedizione un rock blues che non ha paura di tingersi di psichedelia e desert rock, ma che a volte sembra un po’ frenare l’irruenza spontanea che avevo trovato nell’album precedente, complice anche una maggiore strutturazione in sede di scrittura, o almeno questa è l’impressione che emerge. L’alone vintage della proposta è sempre ben presente, giustamente direi, perché i ragazzi sanno come ricreare certe atmosfere con passione e sentimento e pezzi come Day after day, che si sviscera per ben otto interessantissimi minuti o l’hard blues di Words, sono lì a dimostrarlo. Hendrix c’è sempre, così come ci sono i Cream, sporcati dalle distorsioni allucinate di Piazzolla (la validissima title track), così come The storm is over, che prosegue nel discorso intrapreso dalla band e ci catapulta a certe atmosfere che il tempo non ha ancora scalfito del tutto, quelle di Woodstock e Isola di Wight. Ma i Rainbow Bridge sono essenzialmente una jam band e lo dimostrano con la conclusiva No more I’ll be back, un viaggio di dodici minuti pieni di fuoco, una colata di elettricità che colpisce sin dalle prime note e che finisce per sigillare in bellezza questo come back del trio pugliese. Da segnalare che sulla loro pagina https://therainbowbridge.bandcamp.com è possibile acquistare e ascoltare tutta la loro discografia (operazione consigliatissima), oltre che un alternate take di Words e l’inedita Are u exp jam, una jam che incrocia Hendrix e i Beatles con la solita efficacia. (Luigi Cattaneo)

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