sabato 2 febbraio 2013

CORDE OBLIQUE, A Hail of Bitter Almonds (2011)

Straordinario ritorno quello dei napoletani Corde Oblique guidati da Riccardo Prencipe (chitarra acustica e classica), forse poco conosciuti ma con all’attivo ben quattro dischi e una carriera piuttosto lunga. Prencipe è il factotum di questo interessantissimo progetto (oltre che dei Lupercalia) che unisce il folk con il progressive, la musica d’autore con la classica in un concentrato artistico che lascia davvero stupiti. Prencipe si attornia di musicisti e cantanti dalle grandissime doti per far emergere la forza della sua musica, mettendo da parte solismi a favore di composizioni in cui l’insieme risulta ricco di dettagli curati nei minimi particolari. A hail of bitter almonds è un album pieno di fascino, ricco di citazioni colte che costringono l’ascoltatore a studiare il disco per non lasciarsi sfuggire nulla, per assaporare meglio le perle musicali che scivolano veloci ma non passano, rimangono attaccate agli occhi sotto forma di immagini. Già l’iniziale title track colpisce per il gusto degli arrangiamenti (una costante di tutto il lavoro) e un’aurea spirituale che difficilmente si coglie nei dischi attuali, merito anche della bravissima Floriana Cangiano alla voce. È un inizio breve ma carico e ha il merito di introdurre perfettamente le atmosfere che seguiranno, a partire dalla struggente Together alone che vede coinvolto Sergio Panarella al canto e al piano e che mette in bella luce anche le doti chitarristiche di Prencipe, sempre pulito e raffinato. In Arpe di vento torna la Cangiano alla voce per un episodio poetico in cui spicca il violino di Alfredo Notarloberti, mentre Paestum è affidata ad Annalisa Madonna ed il risultato rimane comunque su livelli alti e affascinanti. La madre che non c’è vede invece impegnata Caterina Pontrandolfo, altra ottima vocalist, anche se il brano risulta meno fresco rispetto ai precedenti. Ma è solo un attimo di incertezza prima della meravigliosa Le pietre di Napoli, una commovente dedica cantata dalla Cangiano che prende spunto dall’Atrio del Cavallo un anfiteatro naturale che si trova alla base delle pareti laviche del Monte Somma (parte integrante del complesso vulcanico Somma-Vesuvio). Dopo la cover di Jigsaw falling into place dei Radiohead, Crypta Neapolitana ospita Spyros Giasafakis dei Daemonia Nymphe con delle spoken word efficaci e perfettamente incastrate con il canto della Pontraldolfo e i paesaggi sonori creati creati dalla chitarra di Prencipe, per quello che è un episodio folk che profuma di antichi rituali. Emozionante La gioia di vivere con la Cangiano accompagnata magnificamente da Notarloberti e da Duncan Patterson (già con gli Anathema) al mandolino irlandese, in un racconto romantico e mai melenso, così come profonda e sentita è The Man of Wood, altro piccolo gioiello cantata in inglese da Panarella e Claudia Sorvillo (ma dove le prende tutte così brave?). Non sono da meno Le piccole cose e la Pontraldolfo, davvero ispirata su un testo tanto semplice quanto splendido e Pietra Bianca, omaggio al Salento che vede impegnato Donatello Pisanello all’organo diatonico. Chiude la Cangiano con Su un dipinto di Giovanni Bellini che non sposta di una virgola il giudizio molto positivo su A hail of bitter almonds. Sin dal primo ascolto, colto dall’entusiasmo, ho ritenuto Riccardo Prencipe uno degli autori più dotati della musica italiana, sia per le sue enormi capacità di scrittura che per la perfezione degli arrangiamenti, oltre che per testi incredibilmente delicati. Non ho cambiato idea neanche dopo decine di passaggi del disco. (Luigi Cattaneo)

Arpe di Vento (Video)


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