sabato 16 febbraio 2013

PURE REASON REVOLUTION, The Dark Third (2007)

Primo disco da studio per questa grande band inglese che dopo un Ep d'esordio, Cautionary Tales for the Brave del 2005 , si presenta con un doppio cd dal suono maturo ed evocativo come pochi. The Dark Third è il classico esempio di come si possa trarre ispirazione dalle grandi band del passato prossimo e recente (Pink Floyd e Porcupine Tree su tutte) ma al tempo stesso risultare freschi ed innovativi.
La caratteristica fondamentale che contraddistingue il suono peculiare della band è l'uso particolare delle voci, sia in fase solistica sia nei cori: Chloe Alper (voce e basso), Jon Curtney (voce, chitarra, tastiere, programmazione e compositore principale) e Jamie Willcox (chitarra e voce) si alternano in continuazione creando una trama di controcanti che rendono le composizioni molto ariose senza mai essere stucchevoli o pompose. In particolare la  voce femminile di Chloe Alper è estremamente piacevole e raffinata, soprattutto quando armonizza con le altre voci solistiche.
Le parti strumentali sono dominate dalle tastiere che spesso ricordano Richard Barbieri dei Porcupine Tree e dal sound "psichedelico" delle chitarre: queste due protagoniste non vengono mai utilizzate per lunghi assoli o per parti ultra tecniche, ma svolgono un ruolo chiave nel delineare l'atmosfera e l'oniricità dei brani, caratteristica peculiare della musica dei Pure Reason Revolution.
Inoltre la band fa un uso moderato ed intelligente dell'elettronica a sostegno dei tappeti creati dalle tastiere, elemento che verrà utilizzato in modo molto più massiccio nel successivo album Amor Vincit Omnia del 2009. La sezione ritmica è minimale ma precisa e rende giustizia all'economia strumentale della band, la quale non ha l'obbiettivo di stupire con eccessive parti virtuosistiche, ma preferisce concentrarsi sulla costruzione di melodie affascinanti ed evocative che conquistano l'attenzione dell'ascoltatore. Altro elemento che fa la differenza è James Dobson (violino, tastiere, basso e voce) che con il suo violino, usato in modo molto ponderato, è il valore aggiunto a questa formazione (lo si può sentire nel break centrale di Goshen's remains, seconda traccia del disco e pezzo di rara bellezza).
L’album è quindi un'opera magna, priva di punti deboli o cali di tensione. Difficile citare il pezzo più rappresentativo visto l'altissimo livello delle composizioni, tuttavia credo che The Bright Ambassador of Morning in tutti i suoi undici minuti di durata, possa facilmente far comprendere il suono complessivo dell'album: splendide armonie vocali che s'innalzano su un pad elettronico ed introducono la solida sezione ritmica che si arrampica su un bellissimo riff di chitarra il quale accompagna in un crescendo il magnifico arabesco vocale creato dalla band. Nimos and Tambos è il pezzo più movimentato del disco per via di un riff incalzante di chitarra distorta che vede il suo contraltare nella splendida voce di Clhoe Alper, brava nell'ammorbidire la ruvidezza del suono. Voice in the winter/In the realms of the divine è divisa in due parti: si apre con un semplice fraseggio di slide guitar che accompagna le voci per poi sfociare in una sezione d'archi sorretta da un riff molto più incisivo di chitarra, ma è sempre la doppia voce solistica, con i suoi piano ed i suoi forte che caratterizza l'escursione dinamica del pezzo. He tried to show them magic è la seconda suite dell'album, con tutti i suoi 13 minuti di magniloquenza dove vengono ripresi alcuni temi delle precedenti composizioni (vedi The bright ambassador of morning). 
Non servono altre parole per descrivere le composizioni contenute nel secondo cd, visto che qualitativamente parlando, sono allo stesso livello di quelle appena descritte.
In conclusione credo vivamente di poter affermare che The Dark Third sia un album assolutamente splendido che acquisisce maggiore interesse ogni qual volta venga ascoltato, visto le sue molte sfaccettature. Inoltre, se non siete ossessivamente alla ricerca di una band che si cimenta in virtuosismi estremi, ma siete interessati  alla melodia e alle composizioni più rarefatte, questo è un disco che fa assolutamente per voi.
Consigliato a tutti gli amanti della buona musica, non solo agli amanti del progressive rock (non a caso in questa recensione non ho mai nominato questa parola) e in particolare a coloro che vogliono scoprire musica nuova ed emozionante. (Marco Causin)

Goshen's Remains (Video)




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