domenica 3 febbraio 2013

PURE REASON REVOLUTION, Amor Vincit Omnia (2009)

Rimasto assolutamente estasiato dalla loro precedente opera prima, The Dark Third, album di rara intensità e spessore, non posso non rimanere spiazzato da questo secondo lavoro di questa straordinaria band inglese dal titolo Amor Vincit Omnia, disco che per molti punti si discosta drasticamente dal precedente lavoro, percorrendo una via totalmente diversa, pur mantenendo una riconoscibilità di suono immediato, caratteristica che è prerogativa delle grandi band.
Messe in secondo piano le lunghe tracce psichedeliche che caratterizzavano il sound del platter precedente, questo Amor Vincit Omnia è massicciamente influenzato dalla musica elettronica (in particolare dal suono del synth anni 80 e dalla batteria elettronica), dal pop (più raffinato), ed in generale da un suono meno orientato verso i Porcupine Tree o i Pink Floyd, ma più affine a soluzioni sonore vicine alle sonorità elettrowave ottantiane.
L'elemento che funge da ponte con The Dark Third, oltre all'indubbia qualità compositiva, è l'utilizzo della doppia voce maschile/ femminile, vero marchio di fabbrica della band: Chloe Alper (voce, basso e tastiere), Jon Courtney (voce, chitarre, tastiere) e Jamie Willcox (voce e chitarra) riescono a tessere armonie suggestive cantando spesso all'unisono o sviluppando complesse trame di controcanti veramente unici nel genere, che evidenziano l'aspetto corale e melodico delle composizioni. Le chitarre, rispetto al primo album, sono meno presenti, mentre giocano un ruolo fondamentale le tastiere ed in generale l'apparato di loop e tappeti elettronici adoperato dalla band (presenti comunque anche in precedenza). Ma andiamo nello specifico: nei primi secondi del brano di apertura, Les Malheurs, con il suo riff ossessivo di synth e il tappeto ritmico dance ci pone nella condizione di trovarci di fronte ad un nuovo singolo di Madonna! Tuttavia l'incastro ritmico delle voci, sopra una tessitura tipicamente dance mi fa apprezzare tutto il valore di questa band e il pezzo è comunque molto interessante. Victorious Cupid sfiora il capolavoro: sopra una martellante ritmica di chitarra e tastiere, che ricorda alla lontana il suono cupo e aggressivo dei Nine Inch Nails, si intersecano splendidamente le armonie vocali in un vortice di chiaroscuro che lascia sbigottito l'ascoltatore. Un breve intro di batteria elettronica introduce la suite Keep me sane/insane, traccia divisa in tre parti, forse il pezzo più equilibrato dell'album, dove si sposano a meraviglia l'elettronica, la furia delle chitarre (mai troppo distorte) e le meravigliose armonie vocali. Deus ex Machina si apre di nuovo come un pezzo dance, con tanto di voce "acida" e ripetitiva, tuttavia una chitarra elettrica che doppia il riff ossessivo di synth ci riporta in territori più rock (vedi ancora Nine Inch Nails). Disconnect è dominata dal vocoder e da un loop freddo e decisamente anonimo di sampler che quasi ricorda i Pet Shop Boys: questo forse è l'unico brano scialbo e insignificante dell'intero album. 
Pur essendo maggiormente legato al loro esordio trovo questo Amor Vincit Omnia un'opera indubbiamente interessante e di spessore, che sottolinea le camaleontiche doti dei Pure Reason Revolution, band difficilmente categorizzabile sotto un unico genere, sia esso progressive, psichedelia, alternative o elettronica e ricca di spunti che spiazzano l'ascoltatore. Pur riducendo drasticamente le atmosfere cupe e psichedeliche che caratterizzavano The Dark Third, la loro opera più suggestiva e magniloquente, il gruppo riesce a dimostrare come si può utilizzare l'elettronica in modo intelligente e competente, senza quasi mai risultare freddi o anonimi. Disco Consigliato! (Marco Causin)  
 
Victorious Cupid (Video)


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