La nascita di questo breve progetto (che durò solo lo spazio di un disco) è dovuta a due ex componenti del Canzoniere del Lazio, Pasquale Minieri (voce, chitarra, basso) e Giorgio Vivaldi (flauto, percussioni) che coadiuvati da alcuni validissimi musicisti, tra cui Demetrio Stratos, Piero Brega (voce del Canzoniere del Lazio), Mauro Pagani, Carlo Siliotto (violino del Canzoniere del Lazio) e Danilo Rea (che diventerà poi un famoso pianista jazz) diedero vita a questo grande lavoro di folk influenzato dal progressive e in grado di virare verso una world-music che aveva caratterizzato anche il primo lavoro solista di Mauro Pagani che era stato pubblicato solamente l’anno precedente. Il disco affonda le proprie radici nelle idee e nei suoni già presenti nel Canzoniere del Lazio ma si sviluppa e si apre alle più disparate influenze, complici anche le molteplici personalità presenti nell’album. World-music, quindi, che abbraccia l’area mediterranea e il folk, la ricerca sulla musica popolare e il progressive come arte sperimentale libera dagli stereotipi che di frequente hanno ingabbiato i gruppi nostrani.
Apre l’album Canzone numero 1, vivace brano dall’atmosfera folk guidato dalla particolare voce di Piero Brega che nel finale diventa ancora più briosa e coinvolgente. Difficile non rimanere piacevolmente colpiti dalla comunicatività musicale e testuale di quello che è uno dei momenti maggiormente melodici dell’intero lavoro. Fiocchi di neve e bruscolini vede impegnato Demetrio Stratos in uno spoken words dove, inutile dirlo, offre ancora una volta una prova delle sue straordinarie doti vocali (con tanto di flautofonia) e cosa non da poco lo fa in maniera divertita e senza prendersi troppo sul serio. Si tratta sicuramente di uno dei brani più sperimentali presenti nel disco grazie proprio alla presenza di Stratos che era nel pieno della sua ricerca sulle capacità vocali dell’uomo. Almeisan è un brano costruito attorno al suono delicato del piano, del sassofono e del violino, flusso sonoro strumentale che ci accompagna per 6 minuti circa, sino all’entrata in scena della delicata voce di Nunzia Tambura che ci conduce alla fine del brano in maniera assolutamente convincente. Kaitain presenta nuovamente la voce di Stratos, che qui si lega alla perfezione con un brano puntellato da un tappeto ritmico incessante e percussivo su cui si inerpicano trame sonore ardite ma ricche di fascino. Cruzeiro do Sul è un'altra traccia dal suono particolare e inusuale anche per il disco stesso, basata inizialmente su di una semplice frase corale ripetuta in loop su cui si stagliano poi il piano e il violino, prima dell’arrivo di Stratos che estremizza ulteriormente il brano, che risulterà essere complesso e di non facile ascolto ma capace di ammaliare l’ascoltatore più attento. Chiude Gamela, che parte subito alla grandissima con un eccellente lavoro percussivo su cui si poggia eccellente il violino di Pagani. Con l’entrata in scena di Brega ha inizio una vera e propria festa folk che ci riporta alle atmosfere del brano posto in apertura, chiudendo idealmente un discorso in cui però ci si è spinti oltre e si è toccato davvero vari mondi sonori.
Dopo la pubblicazione del disco il progetto Carnascialia si arenò immediatamente ma il gruppo riuscì a partecipare al concerto tributo del 14 giugno 1979 per la morte di Demetrio Stratos suonando Europa Minor un brano tratto proprio dall’esordio solista di Mauro Pagani. (Luigi Cattaneo)
Cruzeiro do Sul
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