Nati nel 2006, i
goriziani ArtemisiA da subito si prodigano nella composizione di brani propri e
arrivano in breve tempo a completare ben due dischi, Artemisia e Gocce d’assenzio.
Dopo Stati alterati di coscienza e
un silenzio di quattro anni, è ora la volta di Rito Apotropaico, con la line up formata da Anna Ballarin (voce),
Vito Flebus (chitarra), Ivano Bello (basso) e Gabriele Gustin (batteria).
L’inquietante ma bellissima cover è un bel biglietto da visita per calarci
nelle atmosfere di questo breve come back (poco più di trenta minuti) formato
da otto pezzi intensi e caratterizzati da un approccio stoner che non dimentica
mai l’aspetto melodico e comunicativo. Rito
Apotropaico è un lavoro greve, crudo, volutamente oscuro già a partire da Apotropaico, brano denso e compatto, con
il Soul Circus Gospel Choir introduttivo diretto da Massimo Devitor. Delicato
il tema di Il giardino violato,
l’argomento pedofilia viene trattato attraverso un suono che denota forza e
potenza, mentre con Tavola antica ci
si perde nel mistero dell’aldilà sempre nel segno di una musicalità energica e
poderosa. La matrice stoner prevale nella rocciosa Iside, seppure è presente nuovamente il coro di Devitor, prima
della sorpresa acustica di La guida,
un momento inaspettato dopo tanta elettricità. La preda torna su versanti saturi e vigorosi, Regina guerriera è improntata sulla figura di Artemisia di
Alicarnasso e presenta qualche sfumatura progressive, mentre il finale di Senza scampo è una drammatica song
sull’orrore dell’Olocausto e vede impegnato Carlo Marzaroli al violino, chicca
conclusiva di un ritorno assolutamente positivo. (Luigi Cattaneo)
Senza scampo (Video)
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