Primo full lenght per i
Basta! dopo il validissimo ep Oggetto di
studio del 2012, un percorso che prosegue laddove si era fermato,
all’insegna del rock progressivo strumentale (fanno eccezione alcune parti del
concept narrate dalla voce di Riccardo Sati), scelta che avevano abbracciato
anche nel precedente lavoro e che risulta ancora una volta congeniale alla
singolare formazione (Damiano Bondi alla diamonica e alle tastiere, Roberto
Molisse alla batteria e alle percussioni, Saverio Sisti alla chitarra, Giacomo
Soldani al basso e Andrea Tinacci al clarinetto e al sax). I toscani fanno
ovviamente dell’interplay tra diamonica, tastiere e fiati un punto di forza ma
è l’insieme ad essere convincente, capace di oscillare tra i nomi tutelari di
un certo italico prog settantiano e istanze di hard a stelle e strisce. Tra
ritmiche dispari e fraseggi elettrici, i Basta! guardano indietro tenendo ben a
mente il presente del genere, forti delle loro doti comunicative e di una
tecnica di base non indifferente (basti ascoltare Il muro di Ritmini Strambetty o Zirkus).
Capaci di essere delicati ma decisi, mostrano come l’unità di intenti sia un
pregio imprescindibile, balzando lungo decenni di rock progressivo con la
classe e la sicurezza dei veterani e tutto ciò traspare in episodi notevoli
come Entro l’antro e L’uomo cannone. Tutto l’album, pur nella
sua particolarità, è molto fluido, sia quando spinge il piede sull’acceleratore
sposando ritmiche hard (l’interessante verve di Schiacciasassi), sia quando indugia in momenti di passaggio (Intro, con Fabio Zuffanti alla voce),
confermando quanto di buono e interessante era emerso nel precedente platter.
Rispetto al recente passato l’approccio appare meno folle, più ragionato e
consapevole, elementi che hanno determinato un disco maturo e che mette in luce
un potenziale ulteriore, segno che la band ha tutte le carte in regola per
rimanere a lungo nel panorama prog attuale. (Luigi Cattaneo)
Il muro di Ritmini Strambetty (Video)
Nessun commento:
Posta un commento