La combinazione di tre
elementi che provengono da altrettante oscure band capitoline (Juggernaut,
Donkey Breeder e Inferno Sci-Fi Grind ‘n’ Roll) ha dato vita a questa creatura
formata da due bassisti e un batterista, i Malclango. La particolare formazione
triangolare ricorda la propensione all’impatto di altri gruppi come LVTVM, Shellac
o Salmagündi, con l’aggiunta della pesantezza di un certo math destrutturato e
l’incombenza plumbea delle mandi madri. Un prodotto del genere esce per la
Subsound Records, etichetta regina di un sound fosco e greve, che sa essere ponderoso
ma sempre comunicativo pur stando lontano da stereotipi o facili ruffianerie.
Nel caso specifico il trio suona con innata potenza, specifica coordinate doomy
avvolgenti e carica stoner coinvolgente, tutte caratteristiche che ci
accompagnano lungo 30 minuti senza sosta alcuna. Le atmosfere sulfuree del plot
si alimentano ovviamente di ritmiche complesse, spezzate da una voce narrante
inquieta che crea un filo tra i vari episodi, liberi di vagare tra asperità
noise e sperimentazioni psichedeliche. Un trip surreale che nasce dalla voglia
di suonare senza seguire una linea di demarcazione, alla ricerca di sorprese e
sbalordimenti trasversali. Un trio del genere fa ovviamente del groove una
delle caratteristiche principali (se non la principale), elemento che
sottolinea brani importanti come Patatrac
o Nimbus, che non faticheranno ad
entrare nei cuori di chi ama band come Morkobot e OvO. (Luigi Cattaneo)
Nimbus (Video)
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