domenica 24 dicembre 2017

PENNELLI DI VERMEER, Misantropi felici (2017)


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I Pennelli di Vermeer (Pasquale Sorrentino alla voce e alla chitarra, Stefania Aprea alla voce e alla chitarra acustica, Michele Matto al basso e Marco Sorrentino alla batteria e alle percussioni) festeggiano il decennale della loro nascita con Misantropi felici, disco che esce a tre anni da Noianoir e che si concentra su una scrittura che guarda al cantautorato e al pop d’autore, con testi intimisti, capaci di raccontare sentimenti, paure e frenesie quotidiane. Il platter inizia con la ritmata e ironica Cerco un buco nella settimana, che mi ha ricordato qualche episodio dei Med in Itali, un pezzo tirato e amplificato dai synth di Raffaele Polimeno (buona la sua prova anche negli interventi di piano e organo lungo tutto il percorso). Si prosegue con la battistiana ballata Nel mare della sera, in cui si fondono le voci di Sorrentino e della Aprea, sottolineate dai fiati di Charles Ferris, dal violoncello di Catello Tucci e dal contrabbasso di Fulvio di Nocera (questi ultimi due li ritroveremo in parecchi momenti dell’opera). Non si vive soltanto d’amore cita il Battiato di Orizzonti perduti ma viene filtrata con l’urgenza pop di Max Gazzè, La luna tutto vede spinge sul versante folk con il lavoro pregevole di Tucci e di Nocera, mentre a metà album Ti cercherò ti troverò è una gradevole ballad che vede la calda voce di Sorrentino protagonista. Ora no! è un rock canzonatorio, un grido verso tutto ciò che non piace, un brano piacevole in cui tornano i fiati di Ferris. Anche Sono sincera è caratterizzato da un approccio più ruvido, seppure sempre nell’ambito del pop rock, ed è cantata dall’Aprea, che è presente insieme a Sorrentino nell’ottima title track, traccia delicata e piena di pathos. Ci si avvicina al finale con il riuscito folk cantautorale di  Mentre tu, che anticipa la conclusiva Ho perso il pelo, nuovamente su amabili binari pop rock. Mi preme sottolineare anche la presenza di musicisti come Pasquale Palomba e Kristian Maimone, due ottimi chitarristi che hanno riempito ulteriormente il suono in parecchie song. Misantropi felici è un album riuscito, legato all’estetica pop ma di quello raffinato, con una cura per gli arrangiamenti che finisce per fare la differenza e fa capire come la grandezza di certi musicisti non sia dettata da soli di lunghezza chilometrica ma dalla fantasia esecutiva e dalla capacità di donare eleganza e respiro a brani sì di semplice lettura ma non di facile costruzione. Un ensemble che meriterebbe molto di più a livello nazionale, perché vi sono tutte le carte in regola per piacere ad un pubblico decisamente più ampio di quello che sinora hanno conquistato. (Luigi Cattaneo)

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