I Pennelli di Vermeer
(Pasquale Sorrentino alla voce e alla chitarra, Stefania Aprea alla voce e alla
chitarra acustica, Michele Matto al basso e Marco Sorrentino alla batteria e
alle percussioni) festeggiano il decennale della loro nascita con Misantropi felici, disco che esce a tre
anni da Noianoir e che si concentra
su una scrittura che guarda al cantautorato e al pop d’autore, con testi
intimisti, capaci di raccontare sentimenti, paure e frenesie quotidiane. Il
platter inizia con la ritmata e ironica Cerco
un buco nella settimana, che mi ha ricordato qualche episodio dei Med in
Itali, un pezzo tirato e amplificato dai synth di Raffaele Polimeno (buona la
sua prova anche negli interventi di piano e organo lungo tutto il percorso). Si
prosegue con la battistiana ballata Nel
mare della sera, in cui si fondono le voci di Sorrentino e della Aprea,
sottolineate dai fiati di Charles Ferris, dal violoncello di Catello Tucci e
dal contrabbasso di Fulvio di Nocera (questi ultimi due li ritroveremo in
parecchi momenti dell’opera). Non si vive
soltanto d’amore cita il Battiato di Orizzonti
perduti ma viene filtrata con l’urgenza pop di Max Gazzè, La luna tutto vede spinge sul versante
folk con il lavoro pregevole di Tucci e di Nocera, mentre a metà album Ti cercherò ti troverò è una gradevole
ballad che vede la calda voce di Sorrentino protagonista. Ora no! è un rock canzonatorio, un grido verso tutto ciò che non
piace, un brano piacevole in cui tornano i fiati di Ferris. Anche Sono sincera è caratterizzato da un approccio
più ruvido, seppure sempre nell’ambito del pop rock, ed è cantata dall’Aprea,
che è presente insieme a Sorrentino nell’ottima title track, traccia delicata e
piena di pathos. Ci si avvicina al finale con il riuscito folk cantautorale
di Mentre
tu, che anticipa la conclusiva Ho
perso il pelo, nuovamente su amabili binari pop rock. Mi preme sottolineare
anche la presenza di musicisti come Pasquale Palomba e Kristian Maimone, due
ottimi chitarristi che hanno riempito ulteriormente il suono in parecchie song.
Misantropi felici è un album
riuscito, legato all’estetica pop ma di quello raffinato, con una cura per gli
arrangiamenti che finisce per fare la differenza e fa capire come la grandezza
di certi musicisti non sia dettata da soli di lunghezza chilometrica ma dalla
fantasia esecutiva e dalla capacità di donare eleganza e respiro a brani sì di
semplice lettura ma non di facile costruzione. Un ensemble che meriterebbe
molto di più a livello nazionale, perché vi sono tutte le carte in regola per
piacere ad un pubblico decisamente più ampio di quello che sinora hanno
conquistato. (Luigi Cattaneo)
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