Uscito nel 2018 per
Lizard Records, B-Rain è un progetto di Davide Guidoni (Daal, Taproban,
Pensiero Nomade), che ha trovato forma nell’esordio Echoes from the undertow, in bilico tra elettronica, new age e
ambient, in cui il compositore si è diviso tra tastiere, percussioni e
samplers. L’album è un distillato di visioni, decisamente greve, in cui il
paesaggio misterioso ed evocativo posto sull’artwork suggerisce il contenuto
del prodotto, una soundtrack ideale della cupa attualità in cui viviamo. Far from the madding crowd è una sorta
di introduzione, un inizio piuttosto cinematografico e in parte vicino ad
alcune opere di Angelo Badalamenti. Lakeshore
è puro sinfonismo elettronico, dal passo oscuro e desolante, complice anche
Steve Unruh (The Samurai of Prog) al violino e al flauto di bamboo, invece Overwhelming è molto new age e risulta
meno coinvolgente. La title track e The
cold time of solitude sembrano uscite da una colonna sonora dei ’70, con la
tromba di Luca Pietropaoli (Fonderia) e le tastiere di Alfio Costa (Daal,
Prowlers) che contribuiscono al clima notturno e romantico della prima, e la
chitarra di Roberto Vitelli (Ellesmere) che dona il suo contributo nella
psichedelica malinconia della seconda. La lunga suite di venti minuti, Descending mist (in cui troviamo di
nuovo Costa e Vitelli), è la sintesi delle varie influenze di Guidoni, che
finisce per citare (più o meno volontariamente) Mike Oldfield, David Sylvian,
Brian Eno e in parte Claudio Rocchi di Suoni
di frontiera, oltre che il Battiato dei primi lavori. La conclusiva Homeward bound, con Salvo Lazzara
(Pensiero Nomade) alla chitarra e all’ehru e Vincenzo Zitello (Pensiero Nomade)
alla viola e al violoncello, è la piccola perla finale di un album da
assaporare senza nessuna fretta. (Luigi Cattaneo)
Homeward bound (Video)
Nessun commento:
Posta un commento