Attivo sulla scena da
un trentennio, Ruben Minuto è uno dei maggiori interpreti italiani di roots
americano, forte di un’esperienza che lo ha portato nel corso della sua carriera
a suonare anche negli Stati Uniti, con gli Hot Stuff, band madre del
compositore milanese. Country, swing, blues e bluegrass si fondono nel percorso
di Ruben, che negli anni collabora con Jason Reed, Doug Jay e Steve Arvey
(giusto per citarne qualcuno) e che arriva con grande maturità a pubblicare il
nuovo Think of Paradise, terzo disco
solista registato insieme a Luca Crippa (lap steel, slide e chitarra), Alessio
Gavioli (batteria), Riccardo Maccabruni (piano e tastiere) e il duo Max
Ghirardelli – Antonio Cirio (voci e cori). Minuto, che si divide tra chitarra,
basso, banjo e voce, firma un lavoro convincente e a tratti bellissimo, che
parte forte con il southern di If you’re
strong, contraddistinto dal sempre affascinante suono dell’Hammond (suonato
da Larsen Premoli), prosegue con il country rock della title track e
l’incalzante Credit to your rind, con
richiami ai grandi Lynyrd Skynyrd e Premoli che abbellisce la variegata traccia.
Bringing light and sorrow attenua
l’aria carica di elettricità, Where the
wild river rolls rende omaggio al bluegrass di Bob Amos, mentre I forgot how to sip torna a parlare il
linguaggio del country in maniera assolutamente deliziosa e con la pedal steel
di Cris Mantello in bella evidenza. Coinvolgente My evil twin, tra r’n’r e blues rock, che vede Premoli e Mantello
vibrare in un bel interplay, con quest’ultimo presente anche nel sentito
country di Changes. La gradevole ballata
The wind blew e Reasons into rhymes, con il suo andamento southern, anticipano la
perla conclusiva del disco, Be alive,
al limite dell’hard blues, torrenziale song alla Allman Brothers Band, con
Andrea Filipazzi dei Ritmo Tribale al basso, che sfuma nell’acustica bonus di I forgot how to sip, conclusione di un
album appassionante dall’inizio alla fine. (Luigi Cattaneo)
Nessun commento:
Posta un commento