sabato 16 febbraio 2019

INYAN, A bitter relief (2018)



Nati nel 2001 per volontà di Simone Cosentini (voce e chitarra), gli Inyan diventano ben presto un trio, con l’entrata dapprima di Mirko Bombelli (batteria) e poi di Federico Colombo (basso). L’assetto non viene più modificato e i legnanesi pubblicano un ep (All your time is wasted) che permette loro di suonare in giro per il nord Italia, prima di un altro ep (Inside the shell) e soprattutto di questo interessantissimo A bitter relief, primo full dopo esperienze estere (un piccolo tour tra Belgio e Olanda). Lo stoner è la casa sicura dei milanesi, che non disdegnano incursioni in territori più heavy, quello grezzo, sporco, sparato in faccia senza grandi compromessi, se non quello di avere un songwriting capace di coinvolgere con la bella alternanza di frangenti hard e altri decisamente melodici. Se l’opener Ain’t no place mette subito l’ascoltatore sui binari prediletti, la successiva Not afraid già mostra le influenze settantiane e sabbathiane della band, prima di Meltin’ Pot, dominata da un ripetuto riff stoneriano di Cosentini. Back to life appare più come un momento di passaggio, mentre Don’t even matter crea un bel ponte con gli anni ’90 ed è tra i brani migliori. L’ottima In this world anticipa The way you wished, il piccolo capolavoro della band, una lunga traccia intrisa di stoner, psichedelia e atmosfera. La conclusiva My Valentine torna su sentieri maggiormente heavy rock, mostrando quella consistenza di fondo che si evince dall’ascolto del lavoro. A bitter relief si pone vicino agli ultimi lavori di Holyphant e Meteor Chasma, segno che un certo tipo di suono, fiero e potente, trova ancora validi esponenti anche nell’underground italiano. (Luigi Cattaneo)
A bitter relief (Full Album)
 

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