Leggendo i musicisti coinvolti nel progetto Sarastro Blake si potrebbe pensare ad un side project dei Mogador. Non è così. Difatti l’idea che sta alla base di questo bel New Progmantics è opera di Paolo Pigni (basso, chitarra acustica e voce) che ha elaborato questo esordio insieme a membri di Mogador e Trewa, tra i quali spiccano Luca Briccola (chitarra, tastiere e flauto) e Mirko Soncini alla batteria. Pigni però ha pensato bene di non accontentarsi e tra le pieghe dell’album troviamo alcuni grandissimi esponenti del progressive mondiale che hanno impreziosito le già ottime tracce del disco, un po’ come è avvenuto per The Rome Progject di Vincenzo Ricca. Il platter è infarcito di atmosfere romantiche tipiche del prog settantiano e l’immaginario, proprio come accadeva in Absinthe Tales of Romantic Visions dei già citati Mogador, si riallaccia al mondo della letteratura e dell’arte (liriche tratte da scrittori e poeti inglesi e artwork che riprende un dipinto di Frederic Leighton). L’iniziale The Lady of Shalott apre al meglio il disco e colpisce la forza evocativa dell’intreccio flauto-chitarra acustica su cui si appoggiano le melodie del violino di Filippo Pedretti e le suadenti trame tastieristiche di Nick Magnus che profumano di sinfonico e tracciano un bel ponte sonoro tra Enid e Genesis. Ospite di riguardo anche in Scotland the Place, traccia dai toni tenui, levigati, in cui troviamo Dave Lawson dei mai dimenticati Greenslade al piano, bravissimo nel donare la giusta atmosfera al pezzo. Se Serena Bossi (già con i Trewa) convince appieno nella breve e folk Sonnet 116 (da Shakespeare), di tutt’altra pasta è Stanzas for Music, una piccola suite in tre parti dove troviamo Rick Wakeman (Yes) alle tastiere e David Paton (Alan Parsons Project, Camel) alla voce a duettare con Pigni. È forse il brano più ambizioso di New Progmantics e quello che meglio inquadra le diverse componenti del lavoro. C’è la giusta dose di sinfonismo, mai invadente o di maniera, c’è un utilizzo accorato del flauto da parte di Briccola, ci sono frangenti più energici ma mai vicini all’hard rock ed è presente una sezione, l’ultima, dove i Sarastro Blake si lanciano in un sostanzioso afflato strumentale di indubbio vigore. Amanda Lehman (già voce nella band di Steve Hackett) si espone nella folkeggiante e lieve My Heart’s in the Highlands, mentre è la volta di Richard Sinclair al basso e voce in Remember, episodio in cui riecheggia lo spirito canterburiano di chi ha militato in formazioni storiche come Caravan, Camel ed Hatfield and the North. Non è da meno Billy Sherwood (Yes, Chris Squire) alla chitarra e al synth in Flaming June, altra traccia molto lunga e articolata, sognante, infarcita di ottimi cori e vocalizzi da parte della Bossi e di belle parti tastieristiche di un brillante Briccola. Inutile dilungarsi sugli altri capitoli che compongono New Progmantics, un disco sentito, elegante e intenso. (Luigi Cattaneo)
New Progmantics (Album Preview)
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