domenica 29 dicembre 2013

UNREAL CITY, La Crudeltà di Aprile (2013)

Seconda uscita ufficiale per la Mirror Records di Fabio Zuffanti dopo l’album degli Oxhuitza di qualche mese fa. E seconda pubblicazione anche per gli Unreal City, un giovane gruppo di Parma che aveva già proposto un ep autoprodotto. Giovani ma non sprovveduti si potrebbe dire dopo aver ascoltato La Crudeltà di Aprile. Sì perché se pure i rimandi alla stagione d’oro del prog nostrano abbondano, e a volte anche in maniera filologica, la sensazione è di trovarsi dinnanzi ad un lavoro che abbia una propria anima, un proprio spirito e non sia semplice rielaborazione del passato. Emanuele Tarasconi (voce e tastiere di ogni tipo!), Francesca Zanetta (chitarra), Francesco Orefice (basso) e Federico Bedostri (batteria) attraverso suoni vintage e particolarmente cupi musicano l’alienazione della condizione umana attraverso sei lunghi episodi che tratteggiano le paure e le ansie dell’era attuale. Dell’innocenza perduta racconta il trauma della fanciullezza svanita attraverso le tastiere volutamente vintage del bravissimo Tarasconi, che si distingue nell’uso di organo, moog e mellotron come se gli anni ’70 di Museo Rosenbach e Balletto di Bronzo non fossero mai passati. C’è un classicismo e un epicità che rimandano soprattutto al suono di Vittorio Nocenzi e del Banco del Mutuo Soccorso, sia nelle parti solistiche che in quelle più prettamente di gruppo. Tarasconi inoltre ha un timbro di voce piuttosto particolare che convince piano piano, ascolto dopo ascolto. Questo brano d’apertura viene suggellato nel finale dal violino di Fabio Biale, ospite capace di donare ulteriore atmosfera alla composizione. In Atlantis è la corruzione della natura umana il centro portante e lo schema seguito rimane quello più classicamente sinfonico. Zanetta si esprime attraverso suoni meno psichedelici e maggiormente penetranti, mentre Tarasconi oscilla tra dark e jazz rock con il suo Hammond. Catabasi è il brano più maestoso e drammatico dell’opera, oltre che uno dei meglio riusciti, a partire dall’attacco liturgico dell’organo a cui si aggiunge un inquietante suono di campane, il mellotron che evidenzia ancor più nettamente l’accettazione della dannazione evocata nel testo e il violino di Biale pregno di un’aurea oscura. Dove la luce è più intensa tratta il tema della follia con i suoi deliri e lo fa ancora con suoni ripresi dalla tradizione nostrana, quelli della Premiata Forneria Marconi in questo caso. Un pezzo dinamico che ha sempre le tastiere ben presenti e che è stato scelto come singolo apripista del lavoro. In Ecate si fa riferimento ad una festività tedesca, una tradizione secondo la quale le streghe nella notte di Valpurga danzavano alla luna. Chiaramente l’atmosfera viene ben resa dal minaccioso suono del mellotron e da parti più sostenute e combattive di stampo heavy. La suite finale, Horror Vacui, è dedicata alla vera e orrenda natura umana, quella che conduce ad atti delittuosi. Qui c’è racchiuso tutto il senso dell’opera e degli Unreal City stessi. Trame strumentali, riff di matrice hard, sinfonismo, oscurità, cambi di tempo e un corollario magari già sentito ma ugualmente efficace. Gli Unreal City si tuffano in quell’attuale calderone sonoro dove ritroviamo Pandora, Tempio delle Clessidre, Coscienza di Zeno (giusto per citarne qualcuna) e lo fanno senza sfigurare, perché  La Crudeltà di Aprile è un brillante esordio che lascia ben sperare per un futuro ancor più roseo. (Luigi Cattaneo)

Dove la luce è più intensa (Official Video)

  

2 commenti:

  1. recensione onesta, sincera, prodotto musicale onesto, sincero, godibile. auguri per il futuro.

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