domenica 19 marzo 2023

ANDREA VERCESI, The little match girl (2022)

 

Sullo sfondo della piccola fiammiferaia raccontata nella fiaba del danese Hans Christian Andersen si muove il nuovo lavoro di Andrea Vercesi (voce, chitarra, basso, tastiere, percussioni), autore legatissimo al mondo incantato dei Jethro Tull, aspetto che non viene meno nemmeno in questo The little match girl. La natura acustica della sua musica e il forte spirito settantiano che vive tra i solchi dei suoi album risultano elementi cardine della semantica di Andrea, ed eccezione non fa il concept qui presentato, come spiega lo stesso autore. I testi sono una mia rielaborazione dell’originale, ma non ho voluto travisare troppo la favola, dando però spazio al suo significato profondo. In sintesi, l'ho pensato come un lavoro concettuale, quasi come se fosse un musical. Per quanto riguarda gli aspetti meramente musicali, ho cercato di sottolineare i momenti di pathos presenti nella storia accentuando certe trame sonore. Arrangiamenti curati e misurati, folk, prog, elementi essenziali di un disco dove la band di Ian Anderson c’è ma non imprigiona l’arte di Vercesi, aiutato da Susanna Lecce (voce) e Sergio Ponti (batteria), bravi nel sostenere gli spunti tenui proposti ma anche le puntate in territori maggiormente rock, per un risultato complessivo godibile e piacevole all’ascolto. (Luigi Cattaneo)

The little match girl (Video)



sabato 18 marzo 2023

SEDDOK, Geometrie Nere (2022)

 

Curioso concept strumentale ispirato alle opere del pittore veneziano Emilio Vedova quello proposto dai Seddok, progetto molto particolare messo in piedi da A.T. La Morte (basso), Marco Nepi (chitarra) e Enzo P. Zeder (synth, batteria), autori di un debutto eclettico e dagli oscuri contorni. L’inquietudine che emerge dal già significativo packaging della versione CD prende forma sin dalle prime note, sinistri rumori che ci immergono in un mondo fatto di doom, porzioni heavy, scariche elettroniche e frangenti rituali, un episodio dal sapore introduttivo che costituisce la mappa concettuale dell’album, che prosegue nella seconda lunga traccia un percorso fatto di suggestioni ombrose, progressive e Zeuhl. Il terzo atto parte carico di groove, una micidiale soundtrack dove si concentrano capacità creative e doti tecniche, un magma libero di fluire tra sospiri grevi e folate schizoidi. Il quarto movimento conferma l’impressione emersa già dalla scelta del monicker, che credo voglia omaggiare un lontano horror di Anton Giulio Majano, ossia innescare un ponte tra le atmosfere che riuscivano a creare compositori come Frizzi, Ferrio, Rizzati, Tommasi o Montanari, e il prog settantiano, senza dimenticare le esperienze pregresse di Zeder con Kotiomkin, Hogzilla e Salmagundi, band sempre sul confine tra stoner e psichedelia. La bonus track è una piccola perla, ossia la reinterpretazione di Nascita di una dittatura di Gianni Marchetti, sigla dell’omonima trasmissione del 1972 condotta da Sergio Zavoli, una versione marziale e soffocante, epitaffio di un lavoro tenebroso, cupo e affascinante. (Luigi Cattaneo)

0104 (Video)



venerdì 17 marzo 2023

REUTER MOTZER GROHOWSKI, Bleed (2022)

 


Torna il trio formato da Markus Reuter (touch guitar, loop), Tim Motzer (chitarre, elettronica, loop) e Kenny Grohowski (batteria, percussioni) dopo Shapeshifters del 2020, musicisti che hanno da subito trovato chimica e intesa, fondamentali quando si danno alle stampe dischi come questo Bleed, concepito sullo sfondo della Hudson Valley grazie ad una nuova intuizione di Leonardo Pavkovic, eminenza grigia della Moonjune Records (Motzer e Grohowski protagonisti insieme anche nei Pakt). Una session di studio totalmente improvvisata, dove le trame di Reuter e Motzer sono sostenute dal folle lavoro di Grohoski, una libertà esecutiva che viene contrappuntata dalle orchestrazioni di hammond, mellotron e rhodes e che non conosce paletti di sorta. Un magma dove la spinta propulsiva del batterista è base concettuale su cui poggiarsi e dare sfogo alla propria creatività, come si evince da brani colossali come Oracle chamber o Monolith, esempi di punta di uno dei migliori lavori degli ultimi anni dell’etichetta, sempre attenta quando c’è da proporre con coraggio novità in ambito avanguardistico. (Luigi Cattaneo)

martedì 14 marzo 2023

MARIO IOB, Wars for nothing (2021)

 


Bellissima scoperta questo Wars for nothing di Mario Iob, cantautore dalla voce graffiante che flirta con il blues e il rock, capace di spaziare tra momenti di grande raffinatezza compositiva ad altri dove prevale la voglia di battagliare, insieme a Cristina Sybell Spadotto (chitarra elettrica), Jvan Moda (chitarra acustica), Angela Panzarella (basso) e Ermes Ghirardini (batteria), spina dorsale di un lavoro estremamente convincente. Il canto di Iob non può lasciare indifferenti, crocevia di rimandi, dal Mark Lanegan solista all’oscura verve di Nick Cave, passando per il Man in Black per eccellenza Johnny Cash e il nostrano folksinger Romano Graziani, ma alla fine la differenza la fanno un pugno di brani che entrano nell’anima con il passare degli ascolti. È innegabile che Hopes become holes, arricchita dal tocco percussivo di Ivano Contardo, We are those, dove oltre a Contardo troviamo la tromba di Mirko Cisilino, o Holocaust of simple being (ancora marchiata da interventi fiatistici ad hoc), siano attimi di pura magia, all’interno di un contesto complessivo di alto livello, che può ricondurre, soprattutto per spirito, alle avventure in solitaria di Eddie Vedder. (Luigi Cattaneo)

Holocaust of simple being (Video)



lunedì 13 marzo 2023

LEO CARNICELLA, Super-Sargasso Sea (2022)

 


Super-Sargasso Sea è l’album d’esordio di Leo Carnicella, tastierista e cantante italo-venezuelano che ha riversato nel suo debutto la grande passione per il progressive rock dei ’70, insieme al monumentale Tony Franklin al basso e all’ottimo Jan-Vincent Velazco (Pendragon, Gus G) alla batteria, più una serie di ospiti di prestigio (completa il quadro il packaging ben curato). Sin dall’iniziale The place where lost things go difatti Carnicella si avvale della collaborazione di special guest di valore, nel caso specifico abbiamo Thomas Krampl alla chitarra e Alexis Peńa alla voce, che ben si amalgamano alle melodie create dalla penna di Leo, che sviluppa trame sì codificate ma sempre di un certo fascino. Un pregevole avvio bissato dall’altrettanto godibile ed espressiva Conundrum, in cui troviamo la chitarra di Beledo, bravissimo interprete dello strumento (da queste pagine abbiamo analizzato i suoi Dreamland mechanism e Seriously deep), colora il brano di psichedelia floydiana attraverso l’avvincente interplay con le tastiere di Carnicella e una sezione ritmica brillante. Non particolarmente esaltante la ballata Tell your mom I’m not coming home, salvata in calcio d’angolo dal lavoro proprio di Beledo, presente anche nella discreta Balance, mentre la suite The place where lost minds go è l’apice creativo dell’album, anche per la partecipazione di Martine Barre, chitarrista dei Jethro Tull, che si cala perfettamente nel contesto epico della traccia, sinuosa negli arrangiamenti alla Camel, sinfonica, immaginifica e jazzata come da tradizione del genere, costruita con perizia e una certa tensione. Chiude una ghost track ambient eccessivamente lunga che non aggiunge nulla ad un’opera che mostra sicuramente le doti di Carnicella, anche quelle ancora inespresse, perché oltre a momenti davvero ben fatti ce ne sono altri non particolarmente coinvolgenti, un peccato veniale che non intacca un primo passo molto gradevole. (Luigi Cattaneo)

martedì 7 marzo 2023

MIKE BERTOLI'S AVATAR. The giant within (2023)

 

Esordio per il progetto Mike Bertoli’s Avatar, chitarrista già in forza negli Astras (un ep e un disco pubblicati) che torna con The giant within a proporre musica originale dopo un periodo di pausa. Il concept si sviluppa anche attorno alla presenza di ospiti importanti (impossibile elencarli tutti), che hanno donato un grande contributo per la riuscita del lavoro, 35 minuti di hard & heavy dalle tinte classiche ma imparentato anche con il thrash metal dei Megadeth e il progressive, quello dei poco decantati Elegy, meno esasperato e maggiormente finalizzato alla forma canzone. Tears of blood è l’inizio carico di groove dell’album, con Roberto Della Frera dei Love Machine alla voce e Luca Sellitto degli Stamina alla chitarra, mentre in Devil’s bridge dietro il microfono troviamo Jacopo Mascagni degli Hot Cherry, ugualmente convincente, anche perché la scrittura di Bertoli è solida e alimentata da un certo gusto. Valley of death si avvale di Goran Edman, pezzo da novanta della scena metal, conosciuto soprattutto per i suoi trascorsi con Yngwie Malmsteen, perfetto nell’assecondare le azzeccate melodie composte, prima dell’apparizione di Ian Perry proprio degli Elegy in The protagonist’s game e A sense of freedom (pezzo arricchito dalla chitarra di Nicolas Pandolfi degli EchoTime), due tra i momenti migliori di The giant within. Il metal prog di Learning from the past (ottimo Della Frera) e quello più venato di power di Alive again e I won, complice la prestazione vocale di Val Shieldon dei nostrani Twilight Zone, chiudono un debutto di qualità. (Luigi Cattaneo)

Tears of blood (Video)



lunedì 6 marzo 2023

COLLETTIVO CASUALE, Aria (2021)

 

Trio tutt’altro che improvvisato (e casuale) quello del Collettivo Casuale, formato da Konrad (voce e chitarra acustica, ex Hype e Radiolondra), Piero Filoni (chitarra, voce, programmazioni, già con i Sopracultura) e Diana Rossi (voce, percussioni), artisti che si sono incontrati durante una data di Konrad per presentare Luce (ne parlammo proprio da queste pagine) e hanno iniziato a lavorare ad Aria, uscito nel 2021 su etichetta Music Force ed inciso insieme ad una serie di ospiti tra cui Guido Paolo Longo (fisarmonica) e Zita Petho (violino). Pop, folk e cantautorato si ritrovano a braccetto in un lavoro versatile, a cavallo tra tradizione italiana e spirito internazionale, ne sono esempio brani come My little thing, che guarda agli Stati Uniti dei ’70, Giuly, una dichiarazione d’amore al country, e Fabrizio, legata ad un contesto sonoro tutto nostro. Tra ballate malinconiche, West Coast e spunti radiofonici, il Collettivo Casuale ha dato vita ad un primo passo gradevole e di sicura presa, soprattutto per gli amanti di certe sognanti sonorità. (Luigi Cattaneo)

Going away (Video)



domenica 5 marzo 2023

BIR TAWIL, In between (2021)

 


Uscito nel 2021, In between è il risultato dell’incontro tra Carlo H. Natoli (chitarra e mandola tenore, elettronica, voce) e Dario De Filippo (percussioni), insieme sotto il monicker Bir Tawil (è un'area lungo il confine tra Egitto e Sudan, che non è reclamata da nessuno dei due paesi, in cui vivono meno di mille persone), un ensemble allargato (sono della partita Cesare Basile, Hafid Bidari, Julie Mèlina Macaire-Ettabaȃ e Baptiste Bouquin) che guarda all’Africa e alla Sicilia, tra percussioni, strumenti a corda elettrificati, elettronica, campionamenti, desert rock, folk, blues e world music. La migrazione come risorsa e il racconto di miscrostorie quotidiane forgiano un lavoro di ricerca, in cui la componente etnica si interseca con la cultura europea, una fusione che dà vita ad un percorso di contaminazione avvincente e dal forte impatto culturale. Basile si muove agile tra ‘ngoni (strumento a corde africano), synth e organo nell’ottima My heart as a crown, Bidari presta la sua voce e si dedica al guembri (strumento a corde pizzicate) nell’ipnotica Season of men, perfetta Macaire-Ettabaȃ nella bellissima Southern wind, mentre il clarinetto di Bouquin tratteggia la particolare Lu libbru de li ‘nfami, chiusura di un disco entusiasmante in ogni sua componente. (Luigi Cattaneo)




venerdì 3 marzo 2023

MADNESS AT HOME, Shoelace (2022)

 


Nati nel 2019, i Madness at home si distinguono per un approccio grunge piuttosto evidente, quello di fine anni ’80 inizio ‘90, primigenio e noisy, punk e con un’attitudine sporca, distorta e infarcita di post hardcore, elementi che ritroviamo nell’ottimo Shoelace (dopo l’ep omonimo del 2020). Il trio, formato da Pietro Zaccari (voce, chitarra), Andrea De Cave (basso) e Giulio Calamarà (batteria), sforna un lavoro abrasivo e dai cupi contorni, dove emerge netta la rabbia e la necessità di comunicare, espedienti fondamentali di brani come Blue dye suicide, Waste e Bench, capitoli cardine di un disco solido e coinvolgente, che i nostalgici dei primi Nirvana e dei Melvins non potranno che amare. (Luigi Cattaneo)

Cellulloid hill (Video)



BRIDGEND, Einder (2022)

 

Terzo e ultimo capitolo della trilogia iniziata con Rebis (2016) e proseguita con Rajas (2020), Einder dei Bridgend è davvero un ponte tra le due uscite precedenti, con elementi che rimandano ad entrambi i capitoli e suggellano una storia ricca di atmosfera e suggestioni. Andrea Zacchia (chitarra), Leonardo Rivola (synth), Massimo Bambi (batteria) e Dario Piccioni (basso) decidono di porre fine al progetto (a meno di ripensamenti) con un vinile bellissimo anche graficamente, in bilico tra progressive e post, sempre raffinato ed elegante. Uno sguardo sui ’70 senza rimanerne intrappolati, la P.F.M. c’è ma anche Goodbye, Kings e Godspeed You! Black Emperor, a partire dall’iniziale Sattva, piena di pathos e di melodie efficaci in odore di soundtrack. Ogni notte vive su un crescendo perfetto, che ci conduce al finale del lato A, L’interprete sublime, maggiormente psichedelica e floydiana. Il lato B è occupato dalla suite La fine del ponte, monumentale episodio dove emergono tutte le influenze del quartetto e le ottime doti sia tecniche che soprattutto di scrittura, rifinita e attenta al dettaglio, elementi che hanno contraddistinto un percorso in crescita che speriamo non si interrompa sul più bello. (Luigi Cattaneo)

Full Album



sabato 25 febbraio 2023

DEADBURGER FACTORY, Microonde Vibropletti (2013)

 

Uscito nel 2013 in un lussuoso cofanetto contenente un libretto, un miniposter e tre album, La fisica delle nuvole era il quinto lavoro dei Deadburger, uscito però sotto la denominazione Deadburger Factory, in quanto collettivo aperto. Dopo aver parlato del primo capitolo, Puro Nylon, oggi mi occuperò di Microonde Vibropletti, uno split dove la prima parte è ad appannaggio di Vittorio Nistri e la seconda vede protagonista Alessandro Casini. Nistri firma 4 brani per solo forno a microonde, una follia che incredibilmente regge, un unicum di ricerca esasperata ma stimolante, avanguardia mai fine a sé stessa (sublime Strategia del topo), un urlo di protesta verso ciò che è codificato che sa anche emozionare, lungo 15 minuti circa che definire coraggiosi è poco. Casini invece si affida alla sua chitarra ma suonata usando vibratori come pletti, una seconda parte di album sperimentale e audace, un ibrido oscuro di suoni e improvvisazioni, capace di essere intenso (Il dentista di Tangeri) e raffinato (Cuore di rana). Un lavoro breve ma che incide, pieno di idee e sospinto dalla voglia incessante di fregarsene di qualunque stereotipo. (Luigi Cattaneo)



venerdì 24 febbraio 2023

ALECO, Il sapore della luna (2021)

 

Dopo l’altalenante ma gradevole esordio del 2020, L’ultima generazione felice, Aleco, ossia Alessandro Carletti Orsini, nel 2021 pubblicò Il sapore della luna, un lavoro dal forte taglio pop, con uno sguardo che spesso si andava a posare sugli anni ’80, come nel caso delle due parti della title track (cantate insieme a Martina De Cesare e GiuliaLuz), con la prima molto leggera e solare (persino troppo) e la seconda dal taglio maggiormente cantautorale. Composto insieme a Andy Micarelli (che suona tutti gli strumenti e si è occupato anche degli arrangiamenti) mostra interessanti idee come Godi e t’amo (in cui troviamo la De Cesare), dove l’elettronica incontra curate orchestrazioni, e dispiace non sia stato ulteriormente sviluppato, perché la struttura della traccia meritava un approfondimento. Con poco mordente No agosto no, un altro brano molto legato all’estate e al pop ma la scrittura appare piuttosto scontata, mentre Dalmazia, tenue e delicata, tratta il tema dell’accoglienza e dell’appartenenza con semplicità, trasmettendo emozioni in maniera del tutto naturale. Un pizzico di jazz non guasta e colora la piacevole E me ne vado via, prima di Due cose (ancora con GiuliaLuz), che invece ha un approccio elettronico ben costruito, soprattutto nelle strofe, più convincenti rispetto al chorus. La conclusiva Io sono eternamente felice mostra come Alessandro abbia le carte in regola per creare piccoli bozzetti cantautorali decisamente più interessanti rispetto alla sua versione pop. (Luigi Cattaneo)

Godi e t'amo (Video)



GHOST HORSE, Il bene comune (2022)

 


Composto nell’inverno 2020/21, periodo nero per i lockdown da Covid 19, Il bene comune dei Ghost Horse è un lavoro nato grazie a scambi digitali e incontri dal vivo, che hanno dato vita ad un album dove le anime di Dan Kinzelman (sax, clarinetto), Filippo Vignato (trombone), Glauco Benedetti (tuba, tromba, eufonio, flicorno), Gabrio Baldacci (chitarra), Joe Rehmer (basso) e Stefano Tamborrino (batteria) si sono unite prediligendo una certa libertà d’espressione. Il jazz per noi è un approccio, non è né un genere specifico né uno stile. Ci interessa mettere in dialogo fra loro linguaggi e culture musicali differenti, lasciando ampio spazio al rischio e all'imprevedibilità. Ci sentiamo uniti dalla volontà di esplorare soluzioni musicali atipiche e poco accomodanti, cercando di mettere in discussione i ruoli tradizionali dei vari elementi in gioco, sia che si tratti del ruolo dei musicisti o degli strumenti all'interno dell'organico specifico, sia che si tratti dell'utilizzo e del montaggio di varie influenze o usanze sonore. Un modo di agire espresso dal gruppo che ritroviamo in brani come Q e Ebo, in cui si denota come il sestetto sia riuscito ad orientarsi all’interno di strutture complesse e di non facile assimilazione, quelle di Warsaw, con la sua buona dose di sperimentazione, e della title track, scandita da un loop dove si innestano con maestria le trame sviluppate da ogni musicista, in un vortice di jazz, avanguardia e improvvisazione, finale di un lavoro onirico e audace. (Luigi Cattaneo)





martedì 21 febbraio 2023

FRENTRUM, Aprutium (2022)

 

Disco postumo per i Frentrum, band di Antonio Pasquini (Ant), scomparso prematuramente nel 2020, qui omaggiato con un disco, Aprutium, a cui hanno partecipato diverse personalità del nostrano black metal. I brani, rimasti strumentali per diversi anni, vedevano Ant (chitarra, basso, synth, testi) e Draughar (batteria) protagonisti di un black old school dal sapore esoterico, qui interpretato da un cospicuo numero di amici, che si sono calati con rispetto nelle gelide atmosfere dei Frentrum. Immutato cantico è l’intro acustico che ci conduce a Sentiero delle nebbie, un pezzo che ricorda i Mayhem degli esordi, con Daughar che presta la sua voce in una traccia inframmezzata dai versi stranianti di Funeral blues, poesia di Wystan Hugh Auden. Riff maligni e sonorità alla Darkthrone marchiano Dove dimorano le pietre e Linee di vette, con le parti vocali di Hesperus (del progetto Hesperia, di cui abbiamo parlato da queste pagine) e Loris Lord (Khephra, Speculum Mortis), mentre ritroviamo il periodo ambient di Burzum nella lunga Auden. Antonius Block e il suo dialogo con la morte nel cult Il settimo sigillo si incastrano perfettamente tra le note di In a timeless land, contraddistinta dai passaggi acustici della chitarra di Felis Catus (Francesco Cucinotta già con Malauriu e Sinoath). Inaspettata la cover cantata da Necro di Come together dei Beatles, oscura e opprimente è la successiva Mistica del vuoto, dove invece troviamo Furius dietro il microfono. G/AB (voce dei Deviate Damaen) e Iblis (basso e voce), si dedicano all’outro Dies irae ant onius block, epitaffio di un lavoro che celebra la figura di Ant e la fa rivivere con passione e cuore. (Luigi Cattaneo)

Aprutium (Full Album)



lunedì 20 febbraio 2023

IGOR LEGARI, Arbo (2022)

 


Arbo è il nuovo lavoro di Igor Legari (contrabbasso), registrato con due straordinari interpreti, Marco Colonna ai fiati (clarinetto, sax, flauto) e Ermanno Baron (batteria), un trio notevolissimo di puro jazz, autore di un album raffinato e vibrante. Si alternano così la palpitante Ocelot, l’evocativa Roca e l’immaginifica Ultima Thule, brani simbolo di un disco suggestivo e suonato meravigliosamente bene. L’ Art Ensemble di Chicago e il suo bassista Malachi Favors Maghostut vengono omaggiati in Malachi, una delle fonti di ispirazione di Legari, perfetto nel creare insieme a Baron una sezione ritmica encomiabile su cui Colonna sviluppa melodie fiatistiche di innata classe. Il contrabbasso arrembante di Legari incontra visioni jazz folk ora matematiche e classiche, ora più libere e figlie di un costrutto improvvisativo che fa della libertà di pensiero un punto fermo, aspetto cardine di composizioni da ascoltare con la dovuta attenzione e da assaporare senza fretta. (Luigi Cattaneo)


sabato 18 febbraio 2023

MARKUS REUTER OCULUS, Nothing is sacred (2020)

 


Registrato a La Casa Murada nel 2019, uno dei centri nevralgici spagnoli della Moonjune Records, Nothing is sacred è l’ennesimo lavoro dove Markus Reuter, chitarrista e tastierista di cui abbiamo spesso parlato da queste pagine, mostra la propria duttilità e fantasia accompagnato, per l’occasione, da Asaf Sirkis (batteria, percussioni), Fabio Trentini (bassista conosciuto soprattutto per la sua militanza nelle Orme), David Cross (pianoforte, violino, storico membro dei King Crimson), Mark Wingfield (chitarrista veterano delle produzioni Moonjune) e Robert Rich (elettronica), un sestetto riunito sotto la sigla Oculus. Jazz, prog, avant, fusion, il tutto tenuto insieme dall’attitudine free della registrazione, apprezzabile modello di musica lontano da convenzioni e luoghi comuni, in cui le brillanti intuizioni dei fuoriclasse presenti si inseguono all’interno di un album dove ognuno ha messo del suo, in una session di studio dallo spirito totalmente libero. La profondità delle esecuzioni e lo sviluppo di melodie e armonie all’interno di un collage che richiama mostri sacri come Miles Davis e Joe Henderson, più che per il suono per la volontà di improvvisare trovando connessioni inesplorate e inaspettate fanno di Nothing is sacred un magma variopinto, capace di passare da attimi di quiete a momenti dissonanti in un lampo, una sfida che solo musicisti di tale spessore possono affrontare, guidati dalla voglia di unire le proprie doti per creare qualcosa che vada oltre il singolo. Cinque lunghe trame senza vincoli ma perfettamente amalgamate, in cui ritroviamo tutte le caratteristiche estemporanee di queste registrazioni Moonjune, sempre affascinanti e con al loro interno qualcosa di magico. (Luigi Cattaneo)  


mercoledì 15 febbraio 2023

OLAMOT, Realms (2022)

 


Ep di debutto per gli Olamot, duo formato dai chitarristi, Daniele Boccali (Fictio Solemnis) e Edoardo Casini (Xenofaction, Desource) e dedito ad un death metal dai risvolti tanto tecnici quanto brutali, accostabile a band come Morbid Angel, Decapitated, Suffocation e Hate (la sezione ritmica è formata da Alessandro Cupici alla batteria e Alessandro Travetti al basso). Tra riff durissimi, ritmiche compatte e synth che donano un’atmosfera cupa e malsana, si sviluppano 15 minuti che abbinano la furia del death con sporadiche aperture melodiche e orchestrali, in cui gli umbri mostrano doti tecniche e compositive, che fanno di questo Realms un primo passo interessante e sicuramente base di partenza solida. I diversi ospiti presenti nell’album sono tutti perfettamente congeniali alle idee che vengono sviluppate (tra cui Jei Doublerice nell’ottima God’s wrath e Alec Lopez nella devastante Disciple of mysteries), ben strutturate all’interno di un contesto sempre molto pesante ma non parossistico, anche per la capacità di far coesistere con naturalezza i classici elementi old school con sprazzi sinfonici. In attesa di qualcosa di maggiormente corposo non posso che promuovere il progetto, che ha tutte le carte in regola per piacere, e non poco, agli amanti del genere. (Luigi Cattaneo)  

lunedì 13 febbraio 2023

IL WEDDING KOLLEKTIV & ANDREA FRITTELLA, 2084 (2023)

 


Terzo ep per Il Wedding Kollektiv (dopo Brodo e Il Wedding Kollektiv & female friends play SOUP, recensiti sul blog ai tempi delle loro uscite), un breve concept visionario tra musica e fumetto, nato dalla collaborazione con Andrea Frittella, fumettista romano autore di un booklet davvero sorprendente. È la voce del leader, Alessandro Denni (synth e batteria elettronica), a spiegare la genesi del nuovo lavoro. Le storie, che raccontano di un futuro distopico, avevano bisogno di immagini che rafforzassero l’impatto. Abbiamo quindi cercato un disegnatore che potesse trasformare in un racconto a fumetti i testi delle canzoni. Andrea Frittella ha accettato la sfida e ha disegnato in 8 tavole una storia che ha per protagonista una donna (che ha un numero di riconoscimento, il 2084) la quale si aggira in un mondo futuro desertificato e distrutto, accompagnata da quattro famosi musicisti che diventano i suoi ciceroni. Una storia anti-utopica che viene narrata nel fumetto attraverso i testi delle canzoni. Oltre a Denni troviamo nuovamente Tiziana Lo Conte (voce), Inke Kühl (violino, sax) e Claudio Moneta (chitarra), un quartetto oramai molto rodato che negli anni ha riscosso un certo interesse da parte di chi è sempre alla ricerca di qualcosa di nuovo e fresco. La conferma arriva dall’ascolto dei brani di 2084, a partire dall’iniziale Quando i Residents si tolsero le maschere, il punto di partenza del racconto, tra elettronica sperimentale e forma canzone, prima di Tentacoli, intrisa di wave e psichedelia, e Il modello di sviluppo, più tenue e levigata. Chiude il disco Tra il futuro e l’incendio, forse il momento più strutturato dell’album e curioso finale dell’ennesimo ep da ascoltare con la dovuta calma. (Luigi Cattaneo)


giovedì 9 febbraio 2023

G.O.L.E.M., Gravitational Objects Of Ligh Energy And Misticism (2022)

 


Notevole esordio per i G.O.L.E.M. (Black Widow Records 2022), band in cui ritroviamo Paolo Apollo Negri (organo e synth), ex dei Wicked Minds, qui in compagnia di Marco Zammati (basso), Francesco Lupi (batteria), Emil Quattrini (piano e tastiere) e Marco Vincini (voce). Gravitational Objects Of Ligh Energy And Misticism è un disco che va a riprendere il discorso interrotto proprio dai Wicked Minds, hard rock che si fonde con il dark prog alla maniera di Atomic Rooster, Deep Purple e Uriah Heep. L’organo è uno degli elementi distintivi e introduce l’iniziale Devil’s gold, brano compatto che ci trascina di peso in un’epoca lontana, mentre Five obsidian suns parte soffusa per poi immergerci in un’atmosfera decisamente psichedelica, andando così a sviluppare una seconda parte libera da ogni vincolo. Grande hard rock in The logan stone, che ha al suo interno qualcosa di solenne ed epico, prima di The man from the emerald mine, decisamente sinfonica e sviluppata attorno al pregevole lavoro di Quattrini e di Negri, che si confermano protagonisti anche nell’ottima Marble eyes. La lunga title track finale mostra tutte le caratteristiche in dote al progetto, tra sprazzi oscuri, hard progressive, solismi entusiasmanti e una serie di idee ben sviluppate e davvero invidiabili, che fanno di questo debutto un album assolutamente da non perdere per gli amanti di certe sonorità. (Luigi Cattaneo)


mercoledì 8 febbraio 2023

ENIO NICOLINI AND THE OTRON, Hellish Mechanism (2022)

 


Storie distopiche da un mondo cybernetico nel nuovo disco di Enio Nicolini and the Otron, lavoro nuovamente privo di chitarre (la line up prevede oltre Nicolini al basso l’ex Unreal Terror Luciano Palermi alla voce, Gianluca Arcuri ai synth e Damiano Paoloni alla batteria) e con il basso del leader impegnato a creare linee melodiche e ritmiche di spessore, lungo 37 minuti di heavy dal sapore futuristico. Chi conosce la carriera di Nicolini (The Black, Unreal Terror, Akron) è consapevole della grande voglia del musicista di guardare sempre avanti, caratteristica che ben si sposa con questo progetto e con l’attuale Hellish Mechanism, con l’elettronica e i synth che vestono certe atmosfere suggestive dettate dalla narrazione e la sezione ritmica che esplode e sottolinea i passaggi più grevi e in odore di thrash metal. Il quartetto mostra una certa personalità nel proporre classico e moderno, che si legano tra di loro grazie al basso preponderante del leader, che firma trame cariche di elettricità e decisamente plumbee. Nota finale per il brano L’osservatorio, cantato in italiano (unico dell’album), mette in risalto un’altra anima della band, un elemento che potrà essere senz’altro preso in considerazione per eventuali sviluppi futuri vista la riuscita della composizione. (Luigi Cattaneo)

Final clash (Video)



domenica 5 febbraio 2023

MATER A CLIVIS IMPERAT, Atrox Locus (2022)

 


Imperdibile lavoro per gli amanti del dark questo Atrox Locus dei Mater a Clivis Imperat, quintetto formato da Isabella (voce), Samael Von Martin (chitarra, basso, tastiere, già con Negatron, Death Dies e Mad Agony), Tomas Contarato (batteria), Natalija Branko (pianoforte) e Alessio Saglia (organo, hammond, moog), uscito per la Black Widow Records nel 2022. Una sorta di concept dedicato ad alcuni posti definiti misteriosi del Veneto, una colonna sonora che rimanda tanto ad Antonius Rex e Jacula, quanto ai The Black, con un occhio di riguardo per il dark prog degli anni ’70. Uno squarcio nero apre l’album, Coemeterium, con Isabella che declama versi in latino (la lingua scelta per quasi tutti i testi del disco) su un tappeto d’organo maestoso, atmosfera sepolcrale che introduce la seguente 1974, più strutturata dal punto di vista compositivo, una piccola sinfonia che cita anche Goblin e Devil Doll, davvero un brano avvolgente e carico di fascino. Atmosfere filmiche settantiane contornano la title track ma anche Padova occulta (che vedono Elisa Di Marte alla voce soprano), Atrox poena in corde suo est è più psichedelica, anche grazie allo sviluppo imposto dalla chitarra di Von Martin, mentre Homo intime pauper est mostra la grande dote della band di innalzare soluzioni maggiormente architettate senza perdere di vista lo spirito originario del progetto. Anche la seconda parte del lavoro conferma la grande solidità di questo debutto, tra immagini nero pece, oscure partiture classicheggianti, hard prog, sezioni strumentali, lugubre heavy metal e soprattutto un susseguirsi di idee da brivido, che fanno di Atrox Locus uno dei dischi più interessanti del 2022 da poco terminato. (Luigi Cattaneo)  

sabato 4 febbraio 2023

LA CRUNA DEL LAGO, Schiere di sudditi (2022)

 

Primo lavoro per la prog band La cruna del Lago (Carmelo Arena voce e tastiere, Pino Polistina chitarra, Matteo Tuci basso e Andrea Bruni batteria), che esordisce con Schiere di sudditi, un disco che guarda al passato del genere con grande consapevolezza e una discreta personalità. Debutto in cui ritroviamo certi umori della P.F.M. ma anche del Banco, soprattutto per la capacità di creare melodie delicatissime e fraseggi intricati all’interno di una forma canzone elegante e brillante. Gli anni ’70 come riferimento, non solo quelli legati al progressive, e ne è un bell’esempio la fresca Giostra, azzeccata apertura dell’album. Cambi di tempo e di atmosfere nell’ottima Mantide agnostica, mentre Illogica distanza è una ballata che rimanda alle Orme settantiane. Interludio, immaginifico pezzo strumentale, introduce la lievemente psichedelica ElettroDrama, prima dell’hard prog di Stato e della conclusiva Acqua da Marte, maggiormente rock e vicina ad alcune cose della Premiata di Serendipity, finale di un primo passo creativo e curato. (Luigi Cattaneo)

Acqua da Marte (Video)



giovedì 2 febbraio 2023

MASSIMO GIUNTOLI, Piano warps (2016)

 

Uscito nel 2016, Piano warps di Massimo Giuntoli, rappresenta una delle tante anime del pianista, da sempre curioso ed eclettico nelle sue scelte, sia quando si muove in solitaria, sia quando lo troviamo in buona compagnia (basti citare il progetto Hobo con Eloisa Manera o U-Gene insieme a Silvia Cignoli). Massimo ha da sempre evitato paletti, seppure nel disco in questione si è focalizzato su un apprezzabile tentativo di comunicare solo ed esclusivamente attraverso il pianoforte (un Yamaha AvantGrand per l’esatezza). Un album equilibrato, che sviluppa piccoli bozzetti immaginifici (Sorry, it’s me again o Quick look inside) e composizioni ben più lunghe (Piano suite con i suoi 16 minuti ma anche la raffinata Dreamy waiter), figlie dell’amore di Giuntoli per Aaron Copland, Satie e la scena di Canterbury, con un occhio rispettoso al passato storico ma anche con la consapevolezza che certe melodie e certe atmosfere risultano, a chi non è lobotomizzato dalle insulse musichette che ci circondano nel quotidiano, affascinanti e senza tempo. Arte pura da ascoltare senza fretta, seducente nel suo citare senza essere pedissequa, una forma viva di classica contemporanea che rivela la personalità e lo spessore dell’autore. Per acquistare o ascoltare l'album potete cliccare sul seguente link https://massimogiuntoli.bandcamp.com/album/piano-warps (Luigi Cattaneo)


Expiatoria e Sator, data live all'Angelo Azzurro di Genova



Serata all'insegna delle sonorità oscure, psichedeliche e cimiteriali in quel di Genova presso L'Angelo Azzurro Club l'11 febbraio 2023...

Concerto unico nel suo genere che vedrà sul palco dell'Angelo Azzurro due band storiche dell'underground genovese, due concezioni diverse della parola doom, per un concerto da co-headliner assolutamente da non perdere.

 

ExpiatoriA: gruppo doom/dark/gothic metal nato a Genova nel 1987. Composta da 6 elementi, la band ha pubblicato il primo album, “Shadows”, per Black Widow Records e Diamonds Prod. in cd e vinile nel 2022. Un album da non perdere per tutti i fan di Mercyful Fate, Candlemass, old-school heavy metal e prog.

https://expiatoria-official.bandcamp.com/

 

Sator: sludge/doom metal dal 2013, il trio genovese ha pubblicato il terzo full length "Cleansing Rituals" nel 2022 per Argonauta Records, album che è stato accolto molto bene da stampa e fan. Devastanti sul palco, i Sator incorporano nel loro sound elementi di psichedelia, funeral e drone.

 

martedì 31 gennaio 2023

RON COOLEN, Rise (2020)

 


Hard & Heavy a tutto tondo quello che troviamo in Rise dell’olandese Ron Coolen, che intinge la sua proposta di passaggi prog e sparate thrash metal, firmando un album corale di ottima fattura. Il polistrumentista (chitarra, basso, batteria, tastiere) si fa coadiuvare da una nutrita schiera di ospiti, bravissimi nell’assecondare le tante idee poste sul piatto da Coolen. Troviamo così Keith St. John, voce della reunion dei monumentali Montrose, presente in buona parte del lavoro, Thorsten Koehne, chitarrista degli Eden’s Curse, che tratteggia fraseggi carichi di melodia, ma anche Stèphan Fortè degli ottimi Red Circuit e Adagio. La curiosità di Coolen lo porta ad esplorare diversi contesti, in tal senso vanno lette le performance di Johannes Persson (Cult of Luna), George Lynch dei Dokken (suo il solo in Sin city) e Joey Concepcion dei death metallers Armaggedon, che si divide gli assoli di chitarra con Steve Lamb in Gotta shoot your devils down. Hard rock pieno di pathos in Paradise (il sorprendente Daniel Verberk è l’ennesimo guest azzeccato), la pesante Kill Kill Kill è invece marchiata da Concepcion e da Christopher Amott (chitarrista di Arch Enemy, Dark Tranquillity, Armaggedon), nonché dalla voce di Sam Walters. L’intensa ugola di Chris Clancy spicca in From your mouth e Stories, mentre la voce di Goran Edman, ricordato soprattutto per i suoi trascorsi con Yngwie Malmsteen, suggella la conclusiva Selfishness. È bene sottolineare che per ogni disco venduto, Ron donerà 1 euro in beneficenza a Jason Becker (nella sua breve carriera da chitarrista con Cacophony e David Lee Roth raggiunse una grande popolarità, ma la sua ascesa venne bloccata dalla sclerosi laterale amiotrofica, diagnosticatagli nel 1989). Chi decide di pagare più di 10 Euro la copia, vedrà anche il pagamento aggiuntivo andare Jason Becker. https://roncoolen.bandcamp.com/album/rise (Luigi Cattaneo)

domenica 29 gennaio 2023

OVUNQUE, Avanti Ovunque Dietro (2022)

 

Secondo album per gli Ovunque (Federico Gioacchino Uccellani chitarra, Jacopo Baldinelli batteria), che avevo già apprezzato con il precedente C’era una volta ovunque. Anche in questo Avanti Ovunque Dietro il duo conferma l’attitudine libera del progetto, che lambisce territori prog, tra ritmiche dispari e ruvidi riff di matrice hard. Gli umbri riescono a creare situazioni interessanti e per nulla ripetitive (rischio sempre dietro l’angolo per prodotti di questo tipo), complici anche buone doti tecniche supportate da una discreta fantasia, che portano la band ad avere un approccio free alla costruzione, anche negli episodi maggiormente sovrastrutturati. Un disco strumentale suonato senza vincoli, ispirato e più maturo dell’esordio del duo, dirompente e curato, figlio del nostro tempo ma suonato da musicisti esperti che riescono a coniugare passato e presente in modo creativo e curioso. (Luigi Cattaneo)

Levari (Video)



mercoledì 25 gennaio 2023

DARK AGES, Between us (2022)

 

Quinto album per i Dark Ages, band che ha sempre trovato spazio sulle pagine del blog e che conferma con il nuovo Between us (Andromeda Relix 2022) la crescita esponenziale degli ultimi anni, da quando si sono riformati con le due parti di Teumman (divenuto anche spettacolo teatrale), che seguivano il debut Saturnalia del lontano 1991 (l’unico che purtroppo non sono ancora riuscito ad ascoltare). Crescita che si palesa già nelle prime trame di Pristine eyes e Showdown (dove troviamo ospite Gianbattista Manenti, voce dei The Unity), che uniscono complessità strutturale e partiture melodiche ottimamente rifinite, caratteristiche che abbondano anche nella successiva e roboante The villain king, un trittico iniziale di grande prog metal. Ma l’evidente stato di grazia investe pure Beyond, dove funziona tutto, un chorus suggestivo cantato con enfasi da Roberto Roverselli a coronamento di un interplay magistrale tra la chitarra del fondatore e chitarrista Simone Calciolari, le tastiere precise e mai sopra le righe di Angela Busato e le ritmiche compatte della coppia formata da Carlo Busato alla batteria e Gaetano Celotti al basso. Difficile mantenere un tale tasso d’ispirazione ma Our lonely shelter è un altro frangente pieno di pathos, con un intenso crescendo lirico a contraddistinguere un brano che muta pelle più volte. The great escape è l’ennesimo momento di valore, sapientemente architettato e nel contempo molto comunicativo, mentre Riddle from the stars non raggiunge i picchi delle precedenti composizioni pur essendo un pezzo comunque gradevole. Chiude il disco la lunga There is no end, che racchiude tutti gli elementi che caratterizzano il sound dei veronesi, un finale che mette in calce come il quintetto sia giunto a piena maturità con un album dal respiro internazionale, affinato da anni di attività e da una scrittura sempre più progressive, costruito in maniera raffinata e con una cura per il dettaglio davvero significativa. (Luigi Cattaneo)

Pristine eyes (Video)



lunedì 23 gennaio 2023

ALTERAZIONI 2022, Der Golem

 



Nona edizione per la rassegna Alterazioni, che giunge nella giornata di oggi, domenica 22 gennaio, al terzo appuntamento dei quattro previsti presso la Sala della Musica di Villa Litta (Lainate). Gli incontri di questa rassegna confermano la natura cameristica degli eventi e le scelte eterodosse che li accompagnano dagli albori, ma è la prima volta che il cinema incontra la musica come in questo caso. 


La scelta di chiamare Adriano Lanzi (chitarra acustica, effetti) e Alberto Popolla (clarinetto basso) per proporre una nuova colonna sonora di Der Golem, caposaldo dell’espressionismo tedesco del 1920 firmato dal visionario Paul Wegener, risulta vincente sin dalle prime note, che sottolineano le immagini senza tempo di un’opera immortale. Il duo si muove con forza dirompente e una certa profondità d’animo all’interno di cinque suite, tante come i capitoli della pellicola, trasportando la visione già potente di suo, in una dimensione nuova e magnificamente suggestiva. Un grandeur di luci, volti, atmosfere e immagini che trovano nello spartito del duo il perfetto corollario di 75 minuti tanto raffinati quanto inquieti. (Luigi Cattaneo)





venerdì 20 gennaio 2023

A VIOLET PINE, Crown Shyness (2022)

 

Quarto album per il trio A Violet Pine (Giuseppe Procida chitarra e voce, Francesco Bizzoca chitarra e Paolo Ormas batteria), di cui avevamo già parlato in occasione del precedente Again (2019), che con il nuovo Crown shyness confermano lo stile fatto di post, stoner e grunge, anche se al posto del basso troviamo l’inaspettata scelta della doppia chitarra. La formula però non muta e pure in questo come back troviamo trame che puntano al sodo, suonate quasi di getto, distorte nell’animo e minacciosamente compatte, una colata di note che ci investe sia nei momenti più aggressivi che in quelli maggiormente oscuri e atmosferici (con richiami al post punk inglese). 35 minuti di puro crossover tra generi, capace di non perdere il filo logico e di risultare coinvolgente per tutta la sua durata. (Luigi Cattaneo)

Full Album (Video)



mercoledì 18 gennaio 2023

LUKE FORTINI, Technical supremacy (2022)

 


Conosciuto per i suoi trascorsi con Hyperion (due ottimi dischi qui recensiti) e Imago Imperii, nonché per essere stato il chitarrista di Paul Di’Anno dal 2002 al 2005, Luke Fortini si ripresenta con un album dal titolo piuttosto esplicito, Technical supremacy, dove si erge a protagonista assoluto con il suo strumento in un ambito prevalentemente neoclassico (chi ha detto Malmsteen?) ma con spunti progressive. Ovviamente il lato prettamente tecnico è dominante su tutto il resto, compresa composizione e arrangiamento, all’interno di un contesto dove l’autore si è occupato di registrare tutto in piena solitudine (vedi anche batteria elettronica che non sempre ho apprezzato). Tra alti e bassi ci si trova dinnanzi ad un lavoro mediamente gradevole, che unisce tradizione heavy, epic e melodie classiche ma che proprio per la forte specificità della materia mi sento di consigliare soprattutto ai fan del genere, che potranno sicuramente apprezzare le enormi doti in possesso di Fortini. (Luigi Cattaneo)


lunedì 16 gennaio 2023

CLAUDIO SIMONETTI'S GOBLIN, Suspiria-Prog Rock Version (2022)

 


In occasione dei 45 anni dall’uscita della soundtrack di Suspiria, iconico film di Dario Argento del lontano 1977, Claudio Simonetti, storico tastierista dei Goblin, celebra quel lavoro in una versione prog rock adrenalinica e ovviamente atmosferica. Oltre a Simonetti (tastiere) troviamo Federico Maragoni (batteria), Daniele Amador (chitarra) e Cecilia Nappo (basso), bravissimi nel ricreare il fascino di quella colonna sonora ampliandone il contenuto in un contesto maggiormente progressivo, con i brani che vengono arricchiti e stratificati partendo da quelle partiture che segnavano i momenti migliori della pellicola. Prog ma non solo, perché Simonetti non trascura passaggi ambient e altri più heavy, che finiscono per attualizzare questo classico del genere al 2022 ma con un piede ben saldo nella memoria. Non manca anche qualche ospite, ottimi nel calarsi nelle atmosfere del disco, come Lina Gervasi, che si muove agile con il suo theremin in Suspiria, una Daemonia version che ci riporta all’omonima band creata da Simonetti a fine anni ’90, e Simone Salza, che con il suo sax caratterizza Black forest. Tributo sì ma di estrema qualità. (Luigi Cattaneo)

sabato 14 gennaio 2023

DEADBURGER FACTORY, Puro Nylon (2013)

 


Uscito nel 2013 in un lussuoso cofanetto contenente un libretto, un miniposter e tre album, La fisica delle nuvole era il quinto lavoro dei Deadburger, uscito però sotto la denominazione Deadburger Factory, in quanto collettivo aperto. Siccome ci troviamo dinnanzi a tre dischi distinti, oggi mi occuperò del primo, Puro nylon (gli altri due sono Microonde e vibropletti e La fisica delle nuvole), poco più di 30 minuti dove elettronica, spoken e R.I.O. si fondono all’interno di partiture cameristiche, il tutto all’insegna del coraggio e di una certa dose di menefreghismo, aspetti che diventano crocevia di impulsi free abbinati a doti di scrittura piuttosto fini. Colonna sonora dello spettacolo Puro nylon (ma in origine libro di poesie di Tony Vivona), viene qui attribuita a Alessandro Casini (elettronica, chitarra, musica), Vittorio Nistri (elettronica, pianoforte, basso-synth, marimba, sintetizzatori, arrangiamento archi, musica) e Tony Vivona (testi, basso, contrabbasso, musica), ma vede la partecipazione della line up Deadburger al completo. Capacità tecniche al servizio di una realtà immaginifica oscura, in cui ci si perde sin dall’iniziale 1940/Madre, ma sono le varie incarnazioni della line up a marcare il passo in fatto di eleganza e raffinatezza, come nel caso di Oltre e In ogni dove, arricchite dal violino di Jamie Marie Lazzara, la tromba di Enzo Scalzi e la viola di Giulia Nuti. Erik Satie pare una guida spirituale non di poco conto, viste le variazioni che omaggiano il genio francese poste lungo il lavoro, episodi in cui il trio (allargato) mostra le diverse sfaccettature del progetto. Un’opera multiforme, breve quanto intensa, straordinaria nell’entrare sottopelle, personale avamposto avanguardistico realmente progressivo nella sostanza e nelle idee compositive. (Luigi Cattaneo)


mercoledì 11 gennaio 2023

STERBUS, Solar barbecue (2022)

 

Ci ha abituati a improvvisi cambi di rotta Emanuele Sterbini, in arte Sterbus, dopo gli esordi alternative, i passaggi crossover e prog dell’ispirato Real Estate/Fake Inverno e le influenze folk di Let your garden sleep in, ora è la volta di Solar barbecue, un ep prevalentemente strumentale dove il progressive diviene elemento molto più marcato rispetto al passato, seppure, è bene dirlo, non ci troviamo dinnanzi ad un disco sinfonico, quanto più ad un lavoro dinamico e vivace, ennesima evoluzione della musica di Sterbini, che da l’impressione di essersi molto divertito nell’assemblare questa sua ultima fatica, omaggio a questi anni spesi nell’underground. Non manca qualche riferimento a Zappa e Tim Smith, ma anche al jazz e all’hard, che fanno di Solar barbecue un’antologia mutevole e multiforme, ricchissima di sovraincisioni ed elaborata secondo criteri ben precisi (basti ascoltare Back to black delivery, con i fiati e l’organo a tracciare trame R.I.O.). Per non farsi mancare nulla Emanuele in Ruben, Raja, Lieve, Nike si abbandona ad un soggetto vicino al Breznev Fun Club di Rocco Lomonaco, mentre proprio Frank Zappa viene citato in Big Daisy. C’è anche qualche inedito, la brevissima Billa (per flauto e clavicembalo), introduzione sofisticata che innesca The great wallop dollop, decisamente più carica di vibrazioni rock. (Luigi Cattaneo)

The great wallop dollop (Video)



lunedì 9 gennaio 2023

SAINTS TRADE, The Golden Cage (2022)

 

Bel ritorno per i Saints Trade, al terzo disco con Art of Melodic Music, un connubio che è sinonimo di garanzia, visti i risultati complessivi ottenuti dalla band formata da Santi Libra (voce), Claus (chitarra) e Andrea Sangermano (basso), a cui va aggiunto Paolo Caridi alla batteria. I bolognesi continuano a proporre con questo The golden cage un hard rock/AOR verace, energico e melodico, ma c’è stato un passo avanti nella già buona fase di scrittura, con pezzi che coinvolgono sin dal primo ascolto, lasciando la voglia di riassaporare le trame dell’album, passaggio dopo passaggio. È innegabile che brani come la tirata Break the chain, l’ottima Once and for all (dove troviamo Roberto Priori, chitarrista dei Danger Zone), la brillante Mirror of myself, o la ottantiana Casino Royale, siano esempi della qualità media del prodotto, sempre gradevole e costruito per piacere a quanti hanno nel cuore band come Motley Crue, Scorpions e White Lion. (Luigi Cattaneo)

Casino Royale (Official Video)



sabato 7 gennaio 2023

THE STEEL BONES, First step (2022)

 

First step è il simbolo di ciò che la musica rappresenta per noi, è la voglia di imparare, di rimettersi in gioco, è la fame di nuovi obiettivi. Dopo anni di gavetta, esperienze e collaborazioni non ci siamo fermati a pensare dove siamo arrivati ma solo quale sarà il primo passo del nuovo percorso. Con queste poche e semplici parole si presentano i The Steel Bones, quintetto fresco di pubblicazione di First step, edito da Red Cat Records e autori di un rock vibrante e vicino a Lynyrd Skynyrd, Free e Blackberry Smoke. Nati da un’idea di Carlo Lantieri (chitarra, banjo, mandolino, armonica, voce) e Ivan Battistella (voce, chitarra, armonica), la band si completa con l’arrivo del solido Simone Gagliardi (batteria), di Maurizio Leone (basso) ed Erik Porfiri (altro chitarrista), che consolidano i modelli di riferimento in un primo passo gradevolissimo e perfetto per chi ama certi mostri sacri dell’american music. Si dipanano nei 35 minuti del lavoro brani come la vivace Better, la sognante Scars remain, la magistrale Good to be alive e la variopinta Hunter of tears, episodi cardine di un esordio palpitante e carico di umori southern. (Luigi Cattaneo)

Hard bones (Video)



giovedì 5 gennaio 2023

I MAIALI, cenere/CENERE (2022)

 

Tornano I Maiali, oscuro act di cui avevamo parlato ai tempi dell’esordio Cvlto, uscito per Overdub Recordings nel 2019, un’accoppiata che trova conferma anche nel recente cenere/CENERE, del 2022. Il sound del nuovo disco è ancora più grezzo e aggressivo, sfocia nel noise partendo da un post hardcore maligno e luciferino, tanto da lambire il black metal in alcune soluzioni, che pulsano di estremismo senza compromessi. Brani come Sculture da autopsia, Parassita o Assalto cannibale sono un boato nero, episodi infernali che si muovono dissonanti e furiosi, esprimendo in note un totale malessere ma anche una certa consapevolezza di dove si guarda e cosa si vuole esprimere. cenere/CENERE è un cupo racconto intriso di malvagità, costruito da schegge sonore colonna sonora di un viaggio nell’orrore. (Luigi Cattaneo)

L'orrore (Video)



lunedì 2 gennaio 2023

ITDJ, De Mon Demon (2022)

 

Progetto che nasce dall’incontro tra Tommaso Sampaolesi (voce, testi e musica, già conosciuto per i due dischi a nome Il Tipo di Jesi) e lo studio di produzione e registrazione Peyote Vibes di Riccardo Franconi (musica e synth) e Nicola Amici (entrambi militano nei Barabba), un’idea nata nel 2021 sull’onda di alcuni brani elettronici composti da Franconi e che ha visto la definitiva luce ad inizio 2022. De Mon Demon è un lavoro diviso tra inquieta elettronica, oscuro spoken, hip hop e dark, un album intenso, diretto, in cui l’autore ha voluto dare libero sfogo a pensieri e veleni quotidiani, influenzato da Beastie Boys e Danny Brown, nonché accostabile in parte anche da quanto espresso ultimamente da Arsen Palestini, Los Talker e dai citati Barabba. Le sferraglianti Sparo a zero e Demone, ma anche Come ti ricordi e Tutti contro tutti, che vedono la partecipazione di Matteo Boso Bosi alla voce, segnano un lavoro introspettivo e dalle atmosfere cupe. (Luigi Cattaneo)

Giù! (Video)



domenica 1 gennaio 2023

OLOGRAM, La nebbia (2022)

 

Dietro il progetto Ologram si cela Dario Giannì, bassista che abbiamo conosciuto per i suoi lavori con gli Anèma (nonché fondatore degli Ydra), qui autore di un concept suggestivo e intrigante. Oltre al basso Giannì sviluppa un suono marcatamente progressivo attraverso l’uso delle tastiere, facendosi coadiuvare nei vari episodi da diversi musicisti e cantanti, tutti bravissimi nell’assecondare la fantasia del siciliano. Dopo un intro strumentale la title track ha un attacco hard prog, salvo poi sfociare in un più classico brano progressivo, capace di unire pulsioni settantiane e anima anni ’80, quella di Marillion e Pendragon, anche grazie al moog di Roberto Giannì e alla presenza di Matteo Blundo (diviso tra viola e violino in diversi momenti del disco). Vetro di rame segue ottimamente lo spartito, Mediterraneo trasporta lontano grazie alla capacità di narrare, una forma canzone immaginifica e progressiva che anticipa Strane voci, più dura e aggressiva. Straniero ricalca lo stile della P.F.M., Una rotta verso est è l’apice del disco per intensità ed emozione, mentre Il ritorno è lo strumentale che chiude l’album, una sorta di outro perfetta per tirare le somme di un esordio curato e raffinato. (Luigi Cattaneo)

La nebbia (Video)